“Ma scusa Luca, perché non ce manni in Molise a noi? Perché mo aprono…”. Luca è Luca Odevaine, personaggio chiave del Mondo di mezzo di Mafia capitale, e l’altro interlocutore che gli pone la domanda è Sandro Coltellacci della cooperativa che gestisce i campi profughi e rom alla periferia di Roma.
La frase resta sospesa ma poi si capisce che i due parlano del villaggio profughi di San Giuliano di Puglia, un affare che non vogliono lasciarsi sfuggire anche se, dice Odevaine, “per scaramanzia su San Giuliano dobbiamo ancora fare i conti su quanto sarà l’utile”. Ma in Molise non c’avemo nessun interlocutore, domanda Odevaine il 7 maggio del 2013, senza sapere che di lì a poco lui stesso sarebbe andato a San Giuliano di Puglia come rappresentante del comitato nazionale per l’immigrazione. Nelle immagini documento, l’incontro avvenuto a settembre del 2013. Luca Odevaine è seduto accanto al sindaco Barbieri. Il lupo nell’ovile.
Prima di allora nessuno aveva sospettato, tutto filava liscio. A intercettazioni pubblicate e a mondo di mezzo mandato all’aria, da più parti si invoca la guardia alta per tenere lontani dal Molise personaggi del genere.
Eppure, la presenza di malavitosi nella nostra regione e anche di primissimo livello, è fatto storico e radicato. Per non andare troppo indietro basta citare il caso di Don Vito Ciancimmino, sindaco di Palermo e punto di riferimento della mafia siciliana, in soggiorno obbligato a Rotello. 1990. Un anno dopo Raffaele Stolder, eminenza grigia dell’omonimo clan di Giugliano, fu arrestato nel suo nascondiglio di Vinchaituro. I contatti con i palermitani e Ciancimmino sono ancora attuali. E’ in corso una inchiesta nella quale figura tra gli indagati un imprenditore termolese, indicato dalla direzione antimafia come prestanome di Massimo Ciancimmino, figlio di Vito e custode del tesoro del padre. Per la presenza della camorra in Molise i casi sono un elenco lunghissimo.
Il giorno dopo la scoperta di nuovi casi le dichiarazioni roboanti, inquietante, terremo alta la guardia, non consentiremo infiltrazioni, sembrano ormai un disco già sentito. Fino al prossimo episodio. La favoletta del Molise isola felice non la digerisce più nessuno. Istituzioni e politica cerchino e trovino misure più drastiche se non vogliono abbandonare la regione nelle mani dei criminali