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giovedì, Luglio 3, 2025

Non si attiva mentre l’impresa sta fallendo, condannato l’imprenditore

Diritto e fiscoNon si attiva mentre l’impresa sta fallendo, condannato l’imprenditore

Risponde di bancarotta fraudolenta l’imprenditore che stipula contratti poco convenienti e non si attiva tempestivamente per riscuotere i crediti dell’azienda poi fallita. La sentenza dichiarativa di fallimento non è sindacabile dal giudice penale. Ad affermarlo è la Cassazione con la sentenza 40901/12.

Il caso. L’amministratore unico di una società viene condannato per bancarotta fraudolenta in entrambi i gradi di merito, essendo stata accertata la stipulazione di contratti di locazione poco convenienti e la mancata cura nel tempestivo recupero dei crediti. Contro la sentenza di condanna l’imprenditore propone ricorso per cassazione.
La condotta dell’imprenditore. I motivi prospettati, però, non sono ritenuti fondati dai giudici di legittimità: anzitutto è irrilevante il fatto che i contratti fossero stati stipulati in epoca molto anteriore al fallimento. Stessa conclusione anche per quanto riguarda la presunta mancanza dell’elemento soggettivo, prospettato come non ricorrente perché alcuni debiti sarebbero stati da imputare al gestore del ramo di azienda.

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