di SERGIO DI VINCENZO Negli ultimi mesi le rassicurazioni del commissario Frattura avevano fatto dormire sonni tranquilli ad Agnone. Il piccolo ospedale di montagna avrebbe avuto un futuro. E invece proprio nel momento in cui le cose si stavano mettendo per il meglio, è arrivato il nuovo decreto che ha colto tutti di sorpresa, compreso quel centrosinistra che ora fa fatica a giustificare un voltafaccia del genere. Ma per il Comitato Articolo 32 la questione politica passa in secondo piano rispetto a un diritto alla salute messo nuovamente a serio rischio. Oltre che preoccupati, sono delusi i promotori del comitato. Una retromarcia del genere proprio non se l’aspettavano. A maggior ragione perché, promesse elettorali a parte, erano stati firmati dei decreti finalizzati alla tutela delle aree svantaggiate di montagna. Ma non tutto è perduto. Davanti al Tar Molise è ancora pendente un ricorso contro i precedenti decreti. Basterà un’integrazione per bloccare questo nuovo tentativo di smantellamento del Caracciolo. Per Armando Sammartino, tra i principali promotori del Comitato Articolo 32, e per Franco Cianci, legale che ha curato il ricorso, un ospedale senza chirurgia e con il pronto soccorso e il laboratorio analisi praticamente compromessi, non può più essere definito ospedale. Viene svuotato delle sue funzioni. Per loro in decreto del 4 giugno è in palese e grave contrasto con una prima decisione del Tar (quella sulla sospensiva): per questo ritengono che la via della giustizia amministrativa possa permettere ancora una volta di salvare il presidio altomolisano, tra l’altro vitale anche per i paesi abruzzesi. Le recenti decisioni del Tar Molise sull’ospedale di Venafro fanno ben sperare.

 
 
 
 
 