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sabato, Novembre 22, 2025

Campobasso, il sindaco Battista lavora ad una giunta a sei

AperturaCampobasso, il sindaco Battista lavora ad una giunta a sei

di GIOVANNI DI TOTA

Numeri e strategie. E’ il tema sul quale dovrà continuare a lavorare in questi giorni Antonio Battista. Messa al sicuro l’elezione al primo turno, dopo tre giorni vissuti sul filo della scheda che gli ha consentito di evitare il ballottaggio, il sindaco di Campobasso dovrà ora mettere insieme una giunta rappresentativa, forte e coesa.

Ma soprattutto dovrà far quadrare il cerchio della politica e i conti delle aspettative di ogni singola lista, delle undici che lo hanno portato al primo piano di palazzo San Giorgio.

Si è detto, anche durante la campagna elettorale, che sarà un governo a sei. Proviamo a immaginarlo.

Il Partito democratico, con poco più del 22 per cento dei voti e 9 consiglieri, farà la parte del leone. Battista è sindaco in quota Pd. Tuttavia, proprio per le dimensioni della vittoria, non è escluso che il partito rivendichi anche il secondo vertice. Con la presidenza del Consiglio, al Pd potrebbero andare due assessorati. In pole ci sono Bibiana Chierchia e Pietro Majo, i più votati. Quest’ultimo ha già guidato da presidente il Consiglio comunale, dunque sarà quasi certamente assessore. Alle loro spalle, se fosse seguito il criterio del numero delle preferenze, c’è Alessandra Salvatore. Tra lei e la Chierchia, la quota rosa in giunta è garantita. Gli altri quattro posti a disposizione potrebbero essere ripartiti con un assessorato a testa, scorrendo semplicemente la graduatoria delle liste.

Tra i consiglieri eletti con una messe di voti, ci sono le conferme di Salvatore Colagiovani, 455 voti nell’Italia dei Valori, le 401 preferenze di Michele Ambrosio Udc, il successo di Maurizio D’Anchise 412 voti con i Comunisti italiani. Poi affermazione dei Popolari per l’Italia che ha ottenuto due seggi. E un seggio a testa hanno centrato Segnale civico, la lista Lab di Michele Durante e Centro democratico.

Da questo intreccio, Battista dovrà riuscire a tenere la sua larga alleanza, il più possibile stretta a sé. Operazione ancora più ardua, nel caso in cui il Partito democratico reclamasse tre assessorati, mollando la presidenza del consiglio. Materia che appassionerà gli osservatori politici ancora per un po’.

 

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