Da un lato Vendola e la sinistra dei puristi che arricciano il naso, il termine usato da Vendola è stato sinteticamente più forte; dall’altro l’Udc e gli equilibristi che stanno un po’ di qua e un po’ di là.
Nell’Italia del bipolarismo diventato tripolare, orientarsi sulla scena politica diventa sempre più complicato. Ancora più difficile se nella ricetta ci si mette un pizzico di localismo, qualche parentela e un pugno di interessi.
Accade che nelle liste in corsa alle elezioni comunali di Campobasso, compaiano persone fino a qualche settimana prima collocate nello schieramento opposto. Elemento abbastanza lampante nel centro sinistra, a tal punto che uno dei partiti che della coerenza ha fatto una bandiera ha rinunciato a candidare un ex assessore, silurato in corsa dal sindaco uscente. Troppo evidente la contraddizione.
Una piccola pattuglia di consiglieri ha trovato riparo nella lista del partito democratico e di qualche civica che sostiene la candidatura di Battista. La piccola burrasca in casa Costruire democrazia ha sancito lo strappo tra Massimo Romano e Michele Durante. Uno di qua, l’altro di là e ora se la rimbalzano.
Fanno lo stesso, in una tenzone familiar politica, quelli di Rialzati Molise. Alle europee si vota Forza Italia, con il leader ricandidato a Strasburgo; alle molisane si sceglie chi meglio li aggrada. A prescindere dal colore. Sempre in Forza Italia l’ex governatore tiene per Fitto, ma non per il parlamentare locale che appoggia in toto, con il cognato, il presidente della Regione in carica. A sua volta contestato indirettamente dal cognato di Sel che dà ragione a Niki Vendola. In questo calderone si muovono centinaia di candidati, molti dei quali, per stessa ammissione, intravedono la soluzione istituzionale come un rimedio alla crisi e alla disoccupazione. La politica, resta l’arte del possibile. Qui si rasenta il miracolo.




