Bisognerà aspettare ancora un mese per sapere come andrà a finire il processo d’appello sulla morte di Stefania Cancelliere. Per questioni tecniche l’udienza prevista per oggi al tribunale di Milano è stata posticipata al 23 aprile, a un anno esatto di distanza da quel verdetto di primo grado che fece gridare allo scandalo i familiari e tanti amici della giovane isernina che nell’estate del 2012, a Legnano, fu uccisa a colpi di mattarello dall’ex marito, Roberto Colombo. Pochi diciassette anni per un omicidio di una violenza inaudita. Il primario oculista si accanì sulla povera Stefania colpendola ripetutamente, fino allo sfinimento. Ma ora si teme un’altra beffa. Gli avvocati della difesa puntano infatti a uno sconto di pena: da un lato chiederanno la derubricazione del reato di stalking, dall’altro punteranno al riconoscimento della seminfermità mentale al momento dell’omicidio. Ma il fratello della vittima, Livio Cancelliere, non resterà a guardare: è sua intenzione consegnare una memoria sia al procuratore generale sia al collegio giudicante. Al tempo stesso presenterà una denuncia contro l’imputato per omesso versamento degli assegni ai suoi stessi figli, nati dalla relazione con Stefania. Intanto Roberto Colombo, in attesa della sentenza definitiva, si trova ai domiciliari in un centro di riabilitazione psichiatrica sulla riviera ligure. Per la magistratura sarebbe a rischio suicidio. L’ennesima beffa in una vicenda che aveva già superato i limiti dell’assurdo con la lieve pena inflitta nella sentenza di primo grado.