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lunedì, Novembre 24, 2025

Il Salotto del ricamo, a Caserta ma con Montagano nel cuore

Idee e opinioniIl Salotto del ricamo, a Caserta ma con Montagano nel cuore

di NADIA VERDILE

Il ricamo per riscoprire le proprie radici e dare continuità, anche in una terra diversa da quella d’origine, ad una storia fatta di sapienza ed esperienza. Carmelina Ferrone, montaganese doc trapiantata a Caserta, nella città della Reggia, cinque anni fa, istituì un Salotto Culturale un po’ sui generis, lo chiamò “Dell’ago e dell’amicizia”. Dal paese dove papa Celestino V prese nell’abbazia di Santa Maria di Faifoli, la Ferrone, docente di Scienze, depositaria dell’antica arte del ricamo appresa nel natio borgo come da tradizione, ha voluto condividere ed insegnare a tante altre donne casertane, quei punti segreti che riescono a trasformare un semplice tessuto in un capolavoro irripetibile. «Non volevo ripetere lo stereotipo dell’incontro fine a se stesso – spiega -. Ho sempre creduto che il ricamo sia un’arte che s’interseca strettamente con il disegno, l’architettura, la matematica, la geometria, la botanica ma anche con la politica e la storia. Non una pratica del passato in cui ghettizzare il genere femminile, ma una sapiente arte che racconta di tecniche, esperienze, tradizioni, passioni». Il Salotto di Carmelina nacque così. Ogni mercoledì, da cinque anni, un gruppo di signore che nella vita sono impegnate in tante professioni, si riuniscono e progettano, disegnano, ricamano tra un tè, una riflessione sulla politica della settimana, sull’ultimo libro letto o sullo spettacolo teatrale visto, tra racconti di una terra lontana, quella molisana, che alberga nel cuore della Ferrone. «Sono e siamo convinte – continua l’ideatrice – che la cultura non sia solo libri, quadri, sculture, conferenze; abbiamo voluto abbattere lo stereotipo imperante che vuole il ricamo esclusiva pratica delle donne del passato, ultimo baluardo di una sapienza considerata ormai inutile». Un’arte e un lavoro che nei secoli hanno affinato le capacità creative delle donne e hanno permesso a quelle dei ceti meno abbienti di avere un’autonomia economica. Così Lina, Lena, Maria Rosaria, Anna, Marisa, Pina, Elsa, Annamaria, Loredana, Adriana, Rosa ogni mercoledì, da cinque anni, tra new entry e appassionate che lasciano perché trasferitesi in altre città, riscoprono i meravigliosi ricami di ieri e realizzano quelli di oggi trasformando il loro incontrarsi in opere esclusive, sintesi di conoscenza, intelligenza, costanza e passione. Carmelina ha insegnato alle donne casertane del suo salotto anche l’antica arte del tombolo. «Della mia Montagano ho un rimpianto tenero. La mia casa è ancora lì, in Corso Umberto, lì sono le amicizie della mia gioventù e mia sorella Matilde che vive a Campobasso. Mi accompagna il ricordo delle nevicate e dei passi ovattati del lattaio (significava che potevo rimanere a letto perché con la neve niente autobus per Campobasso dove andavo a studiare), le campane mattutine che mi dicevano di sbrigarmi perché l’ora di scuola si avvicinava, le passeggiate con le amiche, il tratturo e la pineta, la gente bella che si saluta per strada e si intrattiene. Sono a Caserta, qui ho la mia famiglia, ma il mio cuore batte nel mio Molise e sono orgogliosa di averne portato un pezzo, tra i più antichi e nobili, in questa città che mi ha accolta». Ogni mercoledì un tè diverso intervalla l’impegno di queste donne che hanno scelto di fare cultura con le mani seguendo un progetto della mente. Il lavoro di un intero anno viene esposto, a dicembre, in una mostra aperta al pubblico. «Le nostre opere non sono in vendita. Esponiamo i ricami per far conoscere quest’arte, per mostrare che fuori dagli stereotipi ci sono donne che sanno fare cultura in modo alternativo, producendo saperi antichi che sono figli di una storia, la nostra, fatta di creatività e competenza».

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