Il caso è chiuso. Dopo tre anni di indagini, pedinamenti, intercettazioni e perquisizioni, la procura di Campobasso ha stretto il cerchio attorno ai due soli sospettati di aver fatto sparire un tesoro colossale.
L’hanno chiamata così la collezione di gioielli di Renato Angiolillo, editore romano e storico fondatore del quotidiano Il Tempo. Pezzi unici, stimati negli anni ’70 6 milioni di franchi svizzeri. Una cifra da capogiro: oggi più o meno 100 milioni di euro. Tra i 23 pezzi, tanto per avere un’idea, un diamante rosa di oltre 34 carati, battuto da Christies a New York 39 milioni di dollari ad aprile dell’anno scorso.
Secondo il pubblico ministero Fabio Papa, quei soldi sarebbero finiti nelle mani di Marco Oreste Bianchi Milella, figlio di primo letto di Maria Girani, nota come “la regina” dei salotti romani, seconda moglie di Renato Angiolillo. Il faccendiere francesce, Ervé Louis Fontaine avrebbe fatto da intermediario nella vendita di parte del tesoro. I segugi della procura, in questo caso il nucleo di giudiziaria dei carabinieri di Campobasso, sarebbero arrivati a loro attraverso le intercettazioni telefoniche. E nel principato di Monaco trovato altri gioielli della collezione. Nella casa di Montecarlo di Marco Milella, sono saltati fuori un paio di orecchini con rubini, zaffiri e smeraldi e un girocollo con un rubino cabochon. Gli stessi che Maria Girani indossa in questa foto, ora custoditi nel caveau della Banca d’Italia a Campobasso.
E’ infatti in viale Elena, che nel 2009 l’avvocato Luigi Iosa ha presentato una denuncia per conto di Renato Angiolillo Jr, nipote dell’editore scomparso ed erede della fortuna dello zio.
Indagini chiuse e due indagati per appropriazione indebita aggravata e continuata. La procura di Campobasso si prepara per i rinvii a giudizio e a celebrare un processo, se ci sarà, su una vera e propria spy story internazionale