Al loro arrivo a Lampedusa sono stati contestati duramente il premier Letta, il Ministro dell’Interno Alfano, il presidente della Commissione Europea Barroso e il Commissario Europeo per gli affari interini Cecilia Mallstromm. Dal mare continuano ad essere recuperati i corpi dei naufraghi, dei profughi nordafricani. Una tragedia immane, inumana, che ha posto, in modo ancora più accentuato il tema dell’accoglienza. Un dibattito aperto, alla luce delle leggi vigenti, in cui si inseriscono le esortazioni, tra cui anche quella di Napolitano, di un intervento preciso e deciso dell’UnionPe europea. Un dibattito che interessa sempre più da vicino il Molise, dove si discute di come accogliere circa 800 persone nei prefabbricati, usati per gli sfollati dopo il sisma del 2002, a San Giuliano di Puglia, comune di poco più di mille anime. Qui, è la voce che circola a Roma, il governo avrebbe deciso i di aprire una struttura sul modello CARA, cioè Centro di accoglienza per richiedenti asilo.Le istituzioni locali, come ribadito in più incontri con esponenti ministeriali, dicono sì all’accoglienza, ma con cautela e chiedono di valutare più fattori. Secondo alcune associazioni c’è il rischio che la scelta sia subordinata solo a esigenze di trovare manodopera a basso costo da impiegare nelle campagne e non di tipo umanitario. I parlamentari del Movimento 5 Stelle vogliono vederci chiaro e hanno presentato alla Camera un’interrogazione, nella quale hanno esposto altre contraddizioni da loro riscontrate. Chiedono, nel documento, quale sia l’effettivo status giuridico del centro a San Giuliano e vogliono sapere se il Governo reputa inadeguato aprire una struttura capace di accogliere fino a 1000 persone in un paese che ne conta pochi di più come residenti e, continuano i grillini, peraltro priva di servizi essenziali per accogliere e proteggere le delicate condizioni di chi chiede asilo. Ancora i 5 stelle chiedono sempre al Governo se non reputa, in particolare, e qui si rifà al concetto espresso da diverse associazioni, che quella zona a fore economia agricola e vicina a un territorio critico, come quello foggiano, possa determinare lo sfruttamento dei profughi come lavoratori nei campi, con paga da fame e soggetti a caporalato.