Riceviamo e pubblichiamo gli appunti di viaggio di Maurizio Palmieri che raccontano l’esperienza in Egitto: Il Cairo

Di Maurizio Palmieri*
La soggiogatrice
Il viaggio che più
mi ha sfinito
venditori dovunque
hanno così insistito
che ho sognato
finisse presto
questa avventura
in un paese modesto
enormi disagi (1)
cani randagi (2)
traffico selvaggio
coraggio (3)
affrontati interminabili controlli
quando decolli
è una festa (4)
non resta
che pane caldo
e il cannone
soddisfazione
consolatoria
non resta
che la storia
che ha aperto un varco
verso le piramidi del parco (5)
quando l’accompagnatrice ha disvelato la realtà:
non è soggiogatrice; ad essere soggiogata è la città (6)
Nota 1. Il Cairo. Il traffico infernale e lo smog hanno reso la permanenza non sempre piacevole. Accattonaggio e mercanti che cercano di venderti di tutto, nella polvere. Vicino alle Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino tutti a proporti un giro in cammello. Per sottrarmi ho deciso di entrare dentro la piramide di Micerino, l’unica che era aperta. Stavo ammirando la camera funeraria quando ho sentito mancare il respiro. Non so se per stanchezza, stress emotivo, man-canza di ventilazione in uno spazio che è ristretto, ma ho avuto una sensazione di soffocamento. A quel punto sono uscito all’aria aperta per riprendere fiato.
Nota 2. Cani randagi dovunque. La guida mi dice che il go-verno sta lavorando per l’adozione dei “Baladi”, una razza locale. Fino a poco tempo fa il problema era stato affronta-to solo con avvelenamenti e abbattimenti. Negli ultimi tempi inizia a manifestarsi un approccio umano e scientifico al fenomeno del randagismo. Da una parte considerare i cani come una risorsa, come ho assistito in Brasile, e dall’altra campagne di sterilizzazione e vaccinazione.
Nota 3. La guida, sussurrando più volte :”Coraggio”, mi porta ad Al Qarafa, il cimitero dove tante famiglie in miseria sono andate ad abitare. Vivi e morti vi convivono da secoli. Tale convivenza per molti è un’eredità culturale che riflette la visione del mondo e della morte nella cultura egiziana. Comunque mi ha nauseato. All’uscita solo l’odore del pane appena sfornato mi ha riportato alla vita.
Nota 4. Il venerdì in Egitto è giorno di riposo perché sacro per i musulmani, come la domenica nei paesi cristiani. Nel mese del Ramadan alla sera viene sparato un colpo di can-none per annunciare la fine del digiuno quotidiano. Si racconta che il sovrano d’Egitto stesse giocando con un cannone nuovo quando a un certo punto partì un colpo, al tramonto, durante il mese del digiuno. La cosa piacque così tanto alla figlia Haja Fatma, che volle diventasse tradizione.
Nota 5. La sensazione provata davanti alle piramidi è stata potente. Mi è sembrato di toccare con mano la storia. Sep-pur non lo considero un luogo sacro, non nego che Giza mi ha avvolto nel suo alone di mistero. Le sue piramidi non erano semplici tombe ma veri e propri portali che si crede-va facilitassero il viaggio dell’anima del faraone verso l’eternità. Tale viaggio veniva rappresentato anche in un gioco, il Senet. Dentro la piramide di Micerino ho potuto ammirare la raffigurazione di persone intente a praticarlo. Era un modo per prepararsi al passaggio nell’aldilà. Quasi un nostro gioco dell’oca. Il gioco che io ho immaginato per le mie avventure.
Nota 6. Il Cairo deriva il nome dalla parola araba Al-Qahira, che significa “la soggiogatrice”. Il testo vuole evidenziare che la città non è riuscita a sottomettermi. Sono stato sopraffatto, quasi sfinito, non tanto dalla sua storia, ma dagli enormi disagi. Nonostante la vetrina diplomatica di al Sisi, in Egitto regna il caos.
*Scrittore e docente



