Di testimonianza
di Annunziata D’Alessio*
In una mirabile resa armonica di estetica e significato, quanto racconta di noi e del nostro tempo questo quadro, “L’inganno di Melchiorre”?
Ultima fatica dell’artista molisano Massimo Maglione
Ed ecco che alle soglie del Natale si affaccia prepotente un messaggio che è il vero Re dei RE di questa tela: un monito, un avvertimento.
Attenzione a cosa inseguiamo, attenzione a non scambiare lucciole per lanterne, ne vale la costruzione di una intera esistenza.
Cosa dice il Melchiorre truffaldino, che chiude, beffardo, la fila della sua piccola carovana di “argonauti”? Se si sbaglia strada per inseguire falsi “dei” …, si sbaglia la vita! Sembra ci strizzi l’occhio, guardandoci dritto in faccia dal blu notte del suo cielo, a testimoniare che la rotta, per non smarrirsi, ci è restituita solo dalla nostra capacità di tenersi forti ancorati alla “verità”. Quella anelata, ricercata “verità”…delle cose, dei fatti, dell’animo umano, quella scavata in profondità dalla pala indefessa del dialogo socratico o stanata dalla lanterna di Diogene, accesa in pieno giorno per cercare un “uomo” nascosto o quanto meno non più visibile nella sua pura essenza. Il Melchiorre, pescatore di “fessi”, del pennello di Maglione porta avanti, dunque, una provocazione di lungo corso verso un male di sempre. Continua la storia di una umanità che abbocca all’amo dorato (come fosse il “vello d’oro”) e si fa abbindolare dalla luce delle apparenze, che governa la nostra società artificiale eppure, a quanto dicono, tanto intelligente… E allora, signori, non c’è trucco e non c’è inganno per davvero?
La risposta è sul fondo della tela, in alto alla nostra destra…, ma non è facilmente intercettabile da tutti perché non chiama in questione solo una particolare sensibilità pratica ed intellettuale: la “verità” per farla brillare richiede una certa disponibilità a farsi “piccoli”.
Un lavoro arduo su noi stessi: è una conquista, è un’arte.
*docente di lettere



