“E’ passato troppo tempo da quando abbiamo presentato la nostra Proposta di Legge sul suicidio medicalmente assistito senza che la stessa sia stata discussa in Commissione e licenziata per il passaggio in Consiglio regionale del Molise. La sofferenza di chi vorrebbe potersene avvalere impone che quel provvedimento venga portato all’attenzione del Consiglio e, speriamo, adottato. Ce lo ha chiesto espressamente anche la Cellula molisana dell’associazione Luca Coscioni. Per questa ragione ho formalmente chiesto al Presidente del Consiglio regionale di iscrivere la PdL 66/2025 – così come previsto dall’articolo 42 del nostro Statuto regionale – all’ordine del giorno della prima seduta utile successiva a questa mia istanza”.
E’ l’annuncio che la consigliera regionale Alessandra Salvatore (Partito Democratico) ha voluto fare nel pomeriggio di oggi intervenendo nel corso del convegno Riflessioni sul fine vita – Aspetti etici e giuridici  organizzato da Cellula Coscioni Molise con il patrocinio del Comune di Campobasso e dell’Ordine degli Psicologi del Molise.
Salvatore, in qualità di prima firmataria della legge sul fine vita, ha ricordato che il 18 aprile scorso era stato assegnato il termine di 60 giorni per la conclusione del procedimento di esame e per una eventuale approvazione: “Termine ad oggi ampiamente spirato” come ha fatto notare l’esponente dem nel suo intervento che si è svolto alla presenza di Viviana Mastrobuoni (coordinatrice Cellula Molise), del dottor Mariano Flocco (Hospice Larino e cure palliative Asrem), di Alessandra Ruberto (presidente Ordine Psicologi Molise) e di Stefano Massoli (membro Giunta dell’associazione Luca Coscioni nonché marito di Laura Santi, Consigliera Generale e giornalista, prima persona in Umbria ad accedere alla morte medicalmente assistita).
Nel corso del convegno la consigliera Salvatore ha brevemente illustrato la Proposta legislativa “che mira a dare attuazione alle sentenze della Corte costituzionale n. 242/2019 e n. 135/2024, che hanno individuato una specifica area in cui l’aiuto al suicidio non è punibile. La Corte – ha ricordato – ha stabilito che l’aiuto è lecito quando riguarda una persona: capace di decidere in modo libero e consapevole; affetta da patologia irreversibile e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili; tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, intesi – dopo la sentenza 135/2024 – anche come assistenza vitale fornita da terzi.
La Corte – ha detto ancora – ha ritenuto ingiustificato e lesivo di diritti fondamentali il diverso trattamento riservato a situazioni analoghe: chi rifiuta i trattamenti vitali può già ottenere sedazione profonda (legge 219/2017), mentre chi ha diritto di accedere al suicidio medicalmente assistito non dispone di un percorso definito e di tempi certi e deve spesso ricorrere all’autorità giudiziaria per avere risposte”.
Tra il 2021 e il 2022 il Ministero della Salute e il Governo hanno sollecitato le Regioni a individuare Comitati etici idonei e a definire percorsi applicativi.
“La proposta di legge – ha detto ancora la consigliera regionale del Pd – si muove nell’ambito delle competenze regionali in materia di tutela della salute (art. 117 Cost.). Le Regioni hanno uno spazio normativo legittimo e necessario per assicurare tempi, procedure e modalità che rendano effettivo il diritto riconosciuto dalla Corte, evitando contenziosi e disuguaglianze territoriali. La legge regionale non modifica la scriminante penale, ma organizza l’attuazione sanitaria”.
Salvatore ha poi citato due esempi recenti, quelli delle regioni Toscana e Sardegna e contestato il Disegno di Legge governativo in discussione in Parlamento, poiché “modifica in senso restrittivo i principi fissati dalla Corte Costituzionale, consentendo l’accesso ai soli pazienti collegati a macchinari, introducendo il preventivo intervento dell’autorità giudiziaria, la centralizzazione delle decisioni in un Comitato etico nazionale di nomina governativa, rendendo di fatto obbligatorie le cure palliative (diventano condizione di accesso). Tali scelte contrasterebbero con la giurisprudenza costituzionale e renderebbero di fatto inaccessibile la procedura”.
Tutto ciò stride con quello che accade in altri Paesi europei (Belgio, Olanda, Lussemburgo, Spagna) sono già andati verso la legalizzazione dell’eutanasia.
“In Francia il percorso è stato preceduto da un ampio dibattito pubblico; in Italia, invece, il Governo ha presentato un DDL senza consultazione”.
In questo senso la legge regionale molisana proposta risponde alla necessità di uniformare e garantire tempi certi e percorsi chiari per il suicidio medicalmente assistito, in attuazione delle sentenze della Corte costituzionale, colmando il vuoto operativo lasciato dalla mancata legislazione nazionale e riducendo le disuguaglianze tra territori.