Il futuro della fabbrica Stellantis di Termoli traballa, e con esso quello di un intero territorio. L’aria è pesante, intrisa di angoscia: ogni giorno può essere quello in cui la speranza si incrina definitivamente. È in questo clima che il vescovo di Termoli-Larino, mons. Claudio Palumbo, alza nuovamente la voce, scegliendo di stare dove la ferita brucia di più: accanto ai lavoratori.
“Crescono le preoccupazioni sulla possibile revoca del progetto della Gigafactory, con il rischio concreto di perdere un investimento strategico per la transizione energetica e per l’occupazione locale”, un allarme che scuote tutto il basso Molise, lasciato in sospeso davanti a scelte che possono cambiare il destino di intere comunità.
“La Chiesa rinnova piena vicinanza e solidarietà ai lavoratori di Stellantis dello stabilimento di Termoli”, dice il vescovo e chiede che nessuno distolga lo sguardo da ciò che sta accadendo.
È un appello diretto, che mette in evidenza ciò che non ha funzionato e ciò che ancora può essere recuperato attraverso coraggio e responsabilità.
E la domanda che pone risuona in ogni famiglia: “Se l’esito è già segnato e se sono state già prese decisioni irreversibili, quale sarà il futuro di tante nostre famiglie, di tanti nostri giovani?”. Un interrogativo che chiede risposte immediate, non promesse.
Il monito arriva forte e senza filtri: “Non c’è dignità senza lavoro. La dignità negata rende questa area geografica terra bruciata, un deserto senza vita”. Parole che non colpiscono soltanto, ma obbligano a guardare in faccia la realtà e a non distogliere lo sguardo.
Accanto ai sindacati, riconosciuti per il loro impegno costante, il vescovo rilancia la necessità di un dialogo autentico e urgente, capace di rimettere al centro la persona e di riaprire spiragli concreti di futuro. Perché senza lavoro non c’è domani, e questo territorio non può permettersi di scivolare verso il deserto. Adesso è il tempo dell’unità, del coraggio e di scelte che pesano davvero.



