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mercoledì, Novembre 19, 2025

Gigafactory, M5S: “Il governo conferma che non si farà”

AperturaGigafactory, M5S: "Il governo conferma che non si farà"

 

Nel corso del question time in Commissione parlamentare Attività produttive, la deputata Emma Pavanelli ha presentato per il Movimento 5 Stelle l’interrogazione al Ministro delle Imprese Urso riguardo alla Gigafactory di Termoli. La risposta è stata letta dal viceministro Valentini  e “ha di fatto confermato – riferisce una nota del Movimento 5 Stelle – che il progetto originario della Gigafactory non sarà più realizzato sul territorio nazionale, e che le risorse pubbliche (Pnrr) originariamente destinate all’impianto sono state riconvertite su altri investimenti coerenti con la transizione energetica”.

Ovviamente questa risposta non è soddisfacente – commenta Pavanelli –. Di fatto conferma che l’azienda sta modificando i programmi e che l’Italia non avrà la propria Gigafactory. Lo stupore è grande: al momento l’azienda non ha ufficializzato nulla – prosegue – e i sindacati hanno già annunciato per sabato 29 novembre una mobilitazione a Termoli, perché il sito di Termoli ha un ruolo strategico fondamentale per la regione. Rimaniamo sorpresi e preoccupati: Termoli deve restare un polo industriale di riferimento, non solo per il Molise ma per l’intera filiera nazionale ed europea. Se confermata all’inizio del 2026, questa scelta segnerebbe un grave arretramento nella transizione industriale ed ecologica che il Paese e l’Europa devono affrontare”.

La risposta del viceministro Valentini ha anche confermato che lo stabilimento molisano sarà invece coinvolto nella produzione del nuovo cambio a doppia frizione eDCT per veicoli ibridi, con circa 300.000 unità annue e l’impiego di circa 300 addetti.

Parlare di questo tipo di produzioni come unico futuro per Termoli significa ridurre tutto a palliativi minimi – sottolinea il consigliere regionale del Movimento Roberto Gravina –. Non sono certo queste le soluzioni che garantiscono il rilancio industriale, la creazione di nuova occupazione qualificata o la costruzione di una filiera nazionale delle batterie. Si tratta di interventi che non danno prospettiva allo stabilimento né sicurezza ai lavoratori”.

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