
Ero agitato quando ho detto delle cose, avrò dato una versione interpretata male.
Si è difeso così l’ex prefetto di Isernia Filippo Piritore, arrestato ai domiciliari su richiesta della Procura di Palermo con l’accusa di aver fatto sparire questo guanto.
La scena è quella dell’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio del 1980, quando il fratello del presidente della Repubblica era presidente della Regione Sicilia.
Probabilmente ero agitato quando ho raccontato quelle cose, ha risposto Piritore al gip nell’interrogatorio preventivo.
L’ex funzionario del governo, oggi in pensione e all’epoca dei fatti alla Squadra Mobile del capoluogo siciliano, era stato ascoltato lo scorso anno dai magistrati della Procura diretta da Maurizio de Lucia, che lo avevano convocato come persona informata dei fatti, ed era caduto in numerose contraddizioni, che ora lui giustifica con lo stato di «agitazione e ansia» di cui soffre.
Prendo una ventina di farmaci e questo, ha concluso rispondendo al Gip, può incidere sulla memoria.
Una stagione, quella, in cui le trame degli apparati deviati dello Stato si sono intrecciate a quelle della criminalità organizzata e soprattutto al terrorismo.
La moglie di Piersanti Mattarella raccontò di aver riconosciuto Giusva Fioravanti sulla scena dell’attentato. I terrorista nero condannato per la strage alla stazione di Bologna, che in quel drammatico 1980 avverrà sei mesi dopo l’assassinio del presidente della regione siciliana.
La notizia dell’arresto di Piritore è stata comunque accolta con stupore a Isernia, dove il funzionario è stato Prefetto per cinque anni.


