di Michele Tuono
Il fatto che un’opera come Questo libro è illegale, testo collettivo edito da Altreconomia e uscito a cura delle associazioni “Osservatorio Repressione” e “Volere la luna”, risulti così attuale, quasi necessaria, lascia capire quanto sia critica in questo momento la situazione, in tema di diritti e di libertà individuali, e quanto alto sia il rischio – chiaramente denunciato dagli autori – di scivolare in una deriva autoritaria e repressiva.
Il libro ‒ presentato come “glossario per resistere alla repressione” ‒ innanzitutto trascende la dimensione meramente politica, le grette distinzioni fra destra e sinistra o l’alternarsi delle compagini di governo e si misura con temi che investono la natura stessa di una struttura democratica: la legalità, la sicurezza, le libertà costituzionali. Lo fa attraverso l’analisi di una serie di parole chiave (blocco stradale, daspo, fogli di via, nemico, paura, polizia ecc.) affidata a studiosi, attivisti, esperti di diritto e figure storiche della sinistra radicale come Marco Revelli o l’indistruttibile Giovanni Russo Spena, con una brillante ed efficacissima introduzione della professoressa Alessandra Algostino, ordinaria di Diritto costituzionale all’Università di Torino.
In un contesto così ricco non sfigura certamente Italo Di Sabato, egregio rappresentante della sinistra molisana, che anzi nella sua premessa introduce un concetto di grande significato: “Il conflitto sociale non è un fatto eversivo ma il motore dell’emancipazione delle persone”. Il che viene a costituire senz’altro la migliore chiave di lettura di tutta l’opera, a partire dal titolo così clamoroso e provocatorio, soprattutto se si considera il rischio di una svolta autoritaria che si scorge sullo sfondo di tutti i discorsi. La “gabbia d’acciaio” di un neoliberismo dispotico e repressivo.
La denuncia della colpevolizzazione, spesso anche violenta, della resistenza e del dissenso, si associa alla rivendicazione del conflitto “sano”, autentico valore, descritto da Di Sabato come motore della società, della sua crescita civile e della sua trasformazione, ma soprattutto come strumento di emancipazione collettiva e di conquista dei diritti. Il conflitto “sano” di Gandhi, delle grandi manifestazioni americane contro la segregazione razziale, oppure, qui in Italia, della resistenza educata e non violenta di Danilo Dolci o Marco Pannella. Perché questo è la democrazia reale: dialettica, pluralismo, ma anche conflitto sociale, che può essere resistenza, disobbedienza, boicottaggio. Tutto quello che oggi ‒ secondo gli autori ‒ si vorrebbe criminalizzare, espellere e porre agli estremi margini della società, con i poveri, i disoccupati, gli immigrati, considerati nemici per la loro stessa presenza.
Temi forti, esposti con coraggio, e anche con una certa durezza, senza finzioni ed eufemismi, accompagnati da una descrizione dettagliata di ciò che rischia di diventare una vera e propria demolizione della “democrazia sociale”.
Notevolissimo è il contributo diretto di Italo Di Sabato, che oltre alla premessa già citata, dove il libro viene schiettamente presentato come “strumento di mobilitazione e di resistenza”, cura la voce “Mutualismo” della raccolta.
Tutt’altro che solo nostalgico, o utopico, il suo richiamo al mutualismo ottocentesco, alla cooperazione, alle casse rurali, alle case del popolo, come nuovo collante sociale e come risposta alla generale “depoliticizzazione” della società, è una delle cose più attuali e moderne che si siano sentite negli ultimi anni.