Pavone, sindaco di Trivento: finalmente qualcuno si accorge del consorzio industriale Campobasso Boiano. “Dopo anni in cui, quando eravamo nei banchi dell’opposizione, abbiamo sollevato più volte la questione legata alla gestione economico – finanziaria del consorzio industriale Campobasso – Boiano, – scrive il sindaco di Trivento Luigi Pavone – e dopo che il comune di Trivento, proprio a causa di questa gestione fallimentare, ha dovuto attivare una procedura di riequilibrio finanziario decennale per ripianarne le perdite accumulate negli anni(cosa che abbiamo sempre contestato e ritenuta ingiusta ed illegittima), finalmente qualcuno si accorge del consorzio industriale Campobasso Boiano. E’ di questi giorni una interpellanza presentata dal gruppo consiliare del Partito Democratico alla Regione Molise si chiede di verificare l’applicazione del divieto di cui all’art. 14, comma 5, del Testo Unico sulle Società Partecipate (TUSP) applicando anche ai Consorzi disciplinati dagli artt. 2602 e ss. del codice civile, con partecipazione pubblica, in relazione ai vincoli imposti agli enti locali in materia di partecipazioni e ripiano di perdite e che venga ravvisato l’obbligo cogente, a carico dei Comuni consorziati, al ripianamento delle perdite, e se tale obbligo sia compatibile con le norme di contabilità pubblica e con i principi della finanza pubblica locale. Più volte abbiamo segnalato l’atteggiamento discutibile della Regione Molise in questa vicenda, che, da Statuto, ha anche poteri di vigilanza e controllo sul consorzio, tant’è che ne può decretare lo scioglimento, come accaduto nel 2016 con la giunta Frattura. Ma, piuttosto che vigilare ed accompagnare il consorzio allo scioglimento, in questi anni la Regione non ha fatto altro che nominare commissari e, addirittura, con un vero e proprio colpo di scena, nel 2022 ha consentito il rinnovamento delle cariche statutarie, mettendo fine, di fatti, alla procedura di scioglimento deliberata nel 2016, nonostante perdurasse la grave situazione economico-finanziaria, più volte segnalata anche dai revisori nelle loro relazioni ai bilanci. Non solo, la Regione Molise, ente consorziato che detiene il 23 % delle quote consortili, è addirittura addivenuta ad un accordo transattivo con il consorzio qualche anno fa per sanare le morosità che questa aveva nei confronti dell’ente. Mentre ci si accorge, colpevolmente, solo adesso della questione, ma, meglio tardi che mai appunto, intanto il comune di Trivento è attualmente in piano di riequilibrio finanziario pluriennale proprio a causa del ripianamento delle perdite accumulate dal consorzio fino al 2016, e dovrà pagare a quest’ultimo 700 mila euro, gran parte dei quali già sborsate, tralasciando le misure che ha dovuto adottare per il piano di rientro (rinuncia all’indennità degli amministratori, aumento delle tariffe, ecc…) e i vincoli stringenti di spesa ed anche dal punto di vista operativo che tale procedura impone. Ci auguriamo che si faccia finalmente luce su questa situazione e che soprattutto si faccia in modo che la cattiva gestione dell’ente non ricada sulle casse dei comuni, e quindi sui cittadini, come accaduto finora. Mi permetto di segnalare anche la questione legata alle comunità montane, enti in scioglimento dal 2011, alle quali ancora si da la possibilità, per esempio, di vendere, anzi di svendere, immobili ed infrastrutture insistenti su aree P.I.P., come accaduto per quella di Trivento. La presenza, in qualità di proprietario dei terreni e delle infrastrutture, della comunità montana Trigno Medio Biferno nell’area industriale di Trivento costituisce un freno per lo sviluppo della stessa, da poco gestita dal comune, quando invece essa potrebbe costituire un’area di sviluppo industriale strategica non solo per la valle del Trigno, ma per tutta la Regione Molise. Ci auguriamo che si faccia finalmente luce – chiude il sindaco Pavone – su come è stato gestito il consorzio industriale dal 2000 ad oggi e si accertino anche le eventuali responsabilità che hanno determinato per il Comune di Trivento la grave esposizione debitoria si possa imputare adesso un presunto indebito arricchimento”.