Alla fine anche la pioggia si è dovuta arrendere di fronte all’energia di Manu Chao. Dopo il temporale del mattino, l’annunciato maltempo per il pomeriggio non c’è stato e anzi il meteo ha regalato un clima ideale alle 5mila persone arrivate a Capracotta per quello che era sicuramente l’evento più atteso dell’estate molisana.
L’artista franco-spagnolo, in una location mozzafiato a poche centinaia di metri dall’ingresso del paese, ha coinvolto il pubblico in un rito collettivo durato due ore e mezza. Non si è risparmiato, non ha deluso le aspettative di chi ha deciso di esserci. Dal palco non solo le sue tante canzoni di successo in una carriera lunga 40 anni, prima con i Mano Negra e poi da solista, ma anche ripetuti appelli alla pace e per la Palestina libera. E poi immancabile il tema dell’immigrazione. Manu Chao incita la folla, cita continuamente Capracotta e il Molise, si fa battere il microfono sul petto e al pubblico arriva un battito di cuore insieme alla musica.
Non manca l’omaggio all’amato Maradona e non a caso anche nel pubblico, insieme a tante bandiere della pace e della Palestina, ci sono anche quelle del Napoli e del Pibe De Oro. Il concerto è un grande frullatore di contaminazioni, tra generi musicali e lingue diverse in ogni canzone.
Manu Chao non ama esibirsi in concerti di massa ed è per questo che ha accettato l’invito dell’Arsura Festival con una capienza limitata. Ama conoscere i luoghi dove si esibisce e infatti è rimasto 4 giorni a Capracotta: nessun albergo per lui, ma una casa in paese. Alla fine delo concerto sembra non volere andare via, ripetuti bis con la folla che continua a saltare. Lo spettacolo, iniziato sotto il sole, finisce all’imbrunire e la sera di Capracotta è ancora più magica.