Seguire una dieta ipocalorica per lunghi periodi può portare a un peggioramento dell’umore, fino a sviluppare sintomi depressivi. Lo conferma uno studio pubblicato su BMJ Nutrition, Prevention & Health, secondo cui uomini e persone in sovrappeso che riducono drasticamente le calorie sono più soggetti a depressione.
Secondo il nutrizionista e psichiatra Stefano Erzegovesi, il problema non è tanto quello di “mettersi a dieta” quanto la scelta del tipo di dieta, la durata e l’approccio mentale, ossia la motivazione, più o meno forte, che ci spinge a seguirla.
Nelle prime settimane si può avvertire una sensazione di maggiore energia e concentrazione, ma se la restrizione calorica si protrae oltre i 2-3 mesi, possono emergere segnali preoccupanti: umore depresso, pensieri ossessivi sul cibo, stanchezza, calo del desiderio sessuale e calo di memoria.
Si tratta di una condizione nota come “depressione da digiuno”, già osservata negli anni ’50 durante il “Minnesota Starvation Experiment”.
Inoltre, per chi vive un rapporto emotivo con il cibo, eliminarlo può provocare sintomi del tutto simili a quelli dell’astinenza. È un fenomeno che coinvolge il 16% circa della popolazione, persone che sviluppano una vera e propria “food addiction”, legata soprattutto agli alimenti ultra-processati.
Per evitare effetti negativi sull’umore, dunque, non sembra utile una dieta rigida, rigorosa e temporanea, quanto un cambiamento stabile e sostenibile dello stile di vita. Meglio privilegiare alimenti sani, tipici della dieta mediterranea, che secondo la scienza hanno un effetto esattamente opposto, ossia antidepressivo, simile a quello dell’attività fisica.
In caso si sviluppi invece una vera e propria dipendenza da cibo, si è in presenza di problematiche diverse dove è perfettamente inutile giudicarsi e colpevolizzarsi ma va chiesto il supporto di professionisti specializzati.
Ioan Arghir