“Dai fratelli paracadutisti dell’ottavo reggimento Guastatori della 22esima della Folgore”. La scritta sui fiocchi tricolore che accompagnano, anche quest’anno, la cascata di fiori sulla tomba di Alessandro Di Lisio, al cimitero di Campobasso, nel giorno del 16esimo anniversario della morte del giovane caporal maggiore caduto in Afghanistan il 14 luglio 2009. Poco più in là, accanto alle sue foto sorridenti, le candeline di una torta mancata: se Alessandro fosse vivo, il 15 maggio avrebbe compiuto 41 anni.
Purtroppo invece il destino ha deciso diversamente: un ordigno posizionato sulla strada tra due villaggi afgani ha fermato la vita del caporal maggiore Di Lisio ad appena 25 anni. Quel giorno, come si ricorderà, era impegnato con un gruppo di commilitoni: dovevano bonificare, a bordo di due cingolati, le strade prima del passaggio di convogli militari e diplomatici. Una operazione fatta probabilmente tante volte, ma quel giorno andò diversamente: la pattuglia di paracadutisti della Folgore e del Primo Reggimento Bersaglieri venne colpita dall’esplosione di una bomba, il primo mezzo della colonna, a bordo del quale si trovava il parà campobassano, saltò in aria. Trasportato urgentemente in ospedale a Farah Alessandro Di Lisio morì poco dopo.
Da allora, ogni anno Campobasso gli rivolge un pensiero, al cippo funerario e al monumento che la città ha eretto per lui, intitolandogli il giardino comunale di Viale Ugo Petrella, dietro al monumento dei Caduti.
E a parlare per tutti sono le parole della madre Dora, quelle sulla tomba di Alessandro Di Lisio: due cose hanno sconvolto la mia vita: l’immensa gioia per averti avuto e questo straziante dolore per averti perduto.