Quattro nuovi camici bianchi da inserire nel reparto di Medicina: unità da reperire con incarichi libero professionali, ovvero a partita Iva – per la durata di soli sei mesi. Un’offerta, quella di Asrem per l’inserimento di nuovi giovani medici all’ospedale Caracciolo di Agnone, che per Andrea Greco, consigliere regionale dei Cinque Stelle, suona come una presa in giro.
Il bando risale a due giorni fa, ma non basta secondo Greco poiché è una “misura tardiva”.
Dopo l’allarme lanciato dal primario Nicola Iorio sul possibile accorpamento di Medicina Interna al Veneziale di Isernia, l’esponente dei pentastellati snocciola i motivi per cui sarebbe un fallimento chiudere il reparto e servirebbe soltanto ad una narrazione che vuole l’ospedale altomolisano come troppo costoso. Una presa in giro, secondo Greco, dei cittadini altomolisani: il consigliere regionale lancia infine una stoccata al sindaco di Agnone Daniele Saia.
Ospedale Agnone, Greco: “Collegare il reparto al Cardarelli di Campobasso”
“Ritengo più percorribile la soluzione di collegare temporaneamente il reparto di Medicina del Caracciolo al Cardarelli di Campobasso, hub di riferimento regionale, seguendo il modello già sperimentato con successo per il servizio di Dialisi” sostiene Greco. “Questa soluzione consentirebbe di garantire la continuità assistenziale e la supervisione specialistica necessaria, ma deve essere intesa come misura transitoria. Non si può continuare a chiedere ai medici di spostarsi continuamente da Campobasso: serve una strategia definitiva che preveda concorsi pubblici mirati per selezionare personale dedicato ad Agnone, compresi i primari che mancano da troppo tempo”.
“Non da ultimo desta particolare preoccupazione e indignazione il “silenzio cosciente” del sindaco di Agnone, che sembra aver scelto la strategia dell’attesa passiva piuttosto che la battaglia per difendere il territorio. In un momento così delicato per il futuro del presidio ospedaliero, esorto ancora una volta il primo cittadino a non permettere a nessuno di prendere in giro questo territorio. Serve un fronte comune di tutte le forze politiche e sociali dell’Alto Molise per impedire il definitivo smantellamento dell’unico presidio sanitario di zona che serve un bacino di oltre 20mila persone”.