Un mosaico di forme, colori e simboli prende vita sulle gradinate di Ururi con l’opera Volti d’Arberia, realizzata dall’artista Marco Di Prisco.
Un racconto visivo che celebra la storia e le radici della comunità arbëreshë attraverso l’arte contemporanea.
Sulle superfici delle gradinate, la parola ARBERIA si intreccia ai motivi geometrici del mosaico, tra onde stilizzate solcate da tre barchette simboliche: Gjuaku, Zëmbër e Fjala.
Tre elementi che incarnano ciò che ha permesso alla cultura arbëreshë di sopravvivere al tempo e alle distanze: identità, passione, memoria orale.
L’opera si ispira allo stile pittorico del grande artista albanese Ibrahim Kodra, maestro nel fondere cubismo, espressionismo e cultura popolare.
I volti che popolano la gradinata sono composti da forme geometriche, colori intensi, occhi spaiati e linee marcate: ogni volto racconta una storia, un’emozione, un frammento di umanità.
Alcuni di essi portano corone d’alloro, simbolo di unione e celebrazione della cultura religiosa ortodossa, che in alcune comunità arbëreshë è ancora oggi viva e praticata.
Volti d’Arberia è un tributo visivo alle famiglie albanesi che, tra il XV e il XVIII secolo, attraversarono il mare per trovare rifugio in Italia, dando origine alla rete di comunità arbëreshë nota come Arberia, tra Molise, Puglia, Calabria e Sicilia.
Ogni volto raffigurato è unico, come lo sono le storie di chi ha messo radici in nuovi territori, mantenendo viva una lingua, una cultura e una spiritualità.
L’opera è stata donata alla cittadinanza da David e Tracy Fischer, profondamente legati alle loro origini ururesi. Con grande sensibilità, hanno voluto sostenere e tramandare la memoria collettiva della comunità, finanziando un’opera che unisce passato e futuro.
Il progetto è stato patrocinato dal Comune di Ururi, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale locale attraverso un linguaggio visivo astratto, simbolico e contemporaneo. Un’opera che parla a tutti, nel linguaggio universale dell’arte.
Volti d’Arberia non è solo un mosaico: è un ponte tra le generazioni, tra le sponde del mare, tra storie individuali e identità collettive.
Un sentito ringraziamento di cuore a Carlo Giordano per il ripristino gratuito e volontario dell’area e grazie di cuore a Michele Altobello per le splendide immagini dal drone.