Nella solennità di quest’anno (25, 26 e 27 maggio) di San Pardo, Patrono principale di Larino e della diocesi di Termoli-Larino, mi sia consentito rendere noto che, grazie alla benemerita “Fondazione Michelino Trivisonno” operante nella città frentana, sono state restaurate le due urne, precedenti l’attuale, che contenevano i resti mortali del Santo.
Si tratta di quella realizzata nel 1842 in occasione del Millenario dell’arrivo nella città frentana del sacro deposito (secondo la tradizione il 26 maggio dell’anno 842), e dell’altra creata nel 1948 per solennizzare l’XI Centenario della traslazione celebrato, come è noto, con qualche anno di ritardo a causa dell’ultimo conflitto mondiale.
Il primo contenitore fu donato dal magistrato larinese Giovanni Romano (1813-1875) in memoria, come c’informa l’iscrizione latina posta nel suo interno, dei suoi avi Domenico (1678-1746) e Pietro (1762-1830), entrambi Arcidiaconi del Capitolo cattedrale di Larino. Da notare che Giovanni era il padre del più noto Adelelmo (1844-1905), Sindaco di Larino, Presidente provinciale e Deputato al Parlamento, a cui è intitolata l’area antistante la stazione ferroviaria.
L’altra custodia fu eseguita nel 1948 dall’ebanista locale Michele Di Paolo (1912-1998), componente del Comitato organizzatore dell’XI Centenario, con il solo rimborso parziale delle spese occorse per il materiale impiegato.
Quest’ultima fu sostituita nel 1992 con quella attuale, offerta da Raffaele Faccone (1918-2009), prima dignità del Capitolo cattedrale larinese, in occasione del 1150° anniversario del trasporto del corpo di San Pardo da Lucera a Larino.
Colgo l’occasione per descrivere, sia pure brevemente, i precedenti contenitori delle spoglie mortali di San Pardo di cui si ha memoria. Le prime notizie sono legate ad un’urna di marmo del 1320, posta sotto la mensa dell’altare maggiore della cattedrale, recante la seguente iscrizione: “Corpus S. Pardi. Episcopi. Hic repositum. Anno. Dom. MCCCXX”.
Nel 1492 il Vescovo Bonifacio decise di riservare ai resti mortali del Patrono di Larino e diocesi una “catacomba col suo altare a capo della nave laterale posta dalla parte dell’epistola dell’altare maggiore”. Qui fu deposta la “cassa di marmo” (probabilmente la stessa del 1320), ancora oggi ben visibile, con l’incisione che segue: “die VIII maji. Inventum fuit. Corpus S. Pardi. A. MCCCCXCII”.
Nella metà degli anni Novanta del Seicento, il Vescovo Giuseppe Catalano, a causa dell’umidità presente in quell’ambiente, ritenne necessario riportare in superficie i resti mortali di San Pardo e, dopo averne fatta la ricognizione, regolarmente autorizzata dalla competente Sacra Congregazione, li depose in una nuova urna di cipresso, con quattro cristalli che, al termine di una solenne cerimonia svolta il 13 maggio del 1696, tornò ad occupare lo spazio posto sotto la mensa dell’altare maggiore.
Nella seconda metà degli anni Venti del Settecento fu rinnovata l’urna “tutta di ebano, con otto cristalli e profilo di ottone dorato, fatta a spese di D. Domenico Romano, Arcidiacono (della) cattedrale”.
Da notare che la “cassetta di legno dorato con quattro cristalli”, e precisamente quella del 1696, fu utilizzata per custodire il “Corpo di S. Casto, Protettore meno principale” (si tratta del terzo Martire Larinese). Occorre ricordare che le spoglie mortali di San Casto furono traslate, nell’estate del 1833 per volere del Vescovo Vincenzo Rocca, dalla cattedrale alla novella chiesa della “Visitazione”, meglio conosciuta con la denominazione di “Beata Maria Vergine delle Grazie” (a tal proposito cfr. le mie “Note inedite sui Santi Martiri Larinesi”, Todi 2024).
Principali fonti consultate: Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino, sez. Larino, fondo Curia, b. 8, f. 77; Ibidem, fondo parrocchie, 1, b. 6, f. 17; Giovanni Andrea Tria, “Memorie Storiche Civili ed Ecclesiastiche della Città e Diocesi di Larino, Metropoli degli Antichi Frentani…”, Roma 1744, pp. 202-203, 649-650.
Giuseppe Mammarella
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino