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martedì, Maggio 20, 2025

Giornata mondiale delle api, l’associazione Centro Storico Trivento Aps ripristina un antico apiario

TriventoGiornata mondiale delle api, l’associazione Centro Storico Trivento Aps ripristina un antico apiario

Giornata mondiale delle api, l’associazione Centro Storico Trivento Aps ripristina un antico apiario. Le api svolgono un servizio essenziale per i nostri ecosistemi, aiutando i fiori ad espandere il proprio areale e a riprodursi. Oltre che alla sopravvivenza di molte specie vegetali, questi incredibili insetti sono necessari per la sopravvivenza della nostra specie, contribuendo in maniera decisiva alla sicurezza alimentare globale. Oltre due terzi delle colture utilizzate per la nutrizione umana sono infatti impollinate dalle api. L’associazione Centro Storico Trivento Aps, grazie all’aiuto di un socio apicoltore, ha ripristinato un antico apiario nei pressi del centro storico e precisamente a “Piana Palumbo”, contrada posta sul costone sud-ovest del centro abitato. Nella zona, per quanti lo ricordano, il sig. Michele Scarano, esattore, figlio di Vincenzino anche lui apicoltore, fino agli anni 60 aveva le api e produceva miele per il fabbisogno cittadino con vendita diretta. La postazione che è stata ripristinata con il sistema di “adotta un’arnia”, consentirà all’Associazione di poter avviare un monitoraggio ambientale mediante le analisi della cera che in questo periodo le api stanno costruendo dentro il nido, alla ricerca di potenziali sostanze inquinanti; ulteriore monitoraggio sarà indirizzato all’analisi del miele raccolto per certificare tramite il polline, le piante mellifere bottinate nel raggio di 3 km. Allo stato attuale, le api hanno già visitato le fioriture primaverili come il prugnolo, il rosmarino, mandorlo, nocciolo, ciliegio, pesco, la rosa canina. Tra loro, le piante da frutto ormai abbandonate nella coltivazione si riescono ancora a scorgere in mezzo al verde del versante. Siamo nella primavera inoltrata e grazie alle abbondanti piogge, le nostre instancabili alleate potranno beneficiare di tante fioriture, comprese quelle di acacia e di sulla, per riempire i melari e poter fare una o piu’ smielature durante la stagione. Il primo melario è in fase di opercolatura e le condizioni lasciano ben sperare per la stazione apistica. Il miele prodotto rimarrà a disposizione dell’Associazione Centro Storico Trivento Aps per attività di degustazione e promozione del territorio, con l’obiettivo di poter caratterizzare un miele “Millefiori” che sarà tipico di questa zona, proprio in virtu’ delle essenze floreali presenti e già censite nei suoi rapporti di botanica nel 1811 da Giosuè Scarano, illustre concittadino vissuto tra il 1774 ed il 1845. Il riscaldamento globale sta mettendo a dura prova la tenuta degli ecosistemi naturali che, anche se pur mutevoli, hanno bisogno di un periodo piu’ o meno lungo di adattamento. Le api – così come le lucciole quasi estinte dai campi di grano – sono state le prime a subire gli effetti negativi del cambiamento climatico; le api selvatiche che in passato nidificavano nei tronchi d’albero cavi, almeno nei nostri areali non sono piu’ presenti e questo lo si puo’ notare osservando le fioriture in ambienti isolati che ne sono privi. Anche alcuni parassiti come l’acaro varroa, già dai primi anni del 1980, hanno contribuito a decimare gli apiari presenti sul territorio e per fortuna oggi, con buone pratiche apistiche si riesce a contenere lo sviluppo di questo acaro che porta alla morte della famiglia di api e sviluppo di altre visori. Un alveare che lavora e produce miele è un sintomo di benessere animale con riflessi positivi per l’ecosistema in cui è inserito e per l’apicoltore che se ne è preso cura. In periodo di raccolto, ogni alveare raggiunge la popolazione massima di 50.000 api che nelle prossime settimane faranno visita alla scalinata per dissetarsi nei sottovasi dei fiori e vicino i rubinetti gocciolanti; faranno visita inoltre alle nuove fioriture che si stanno preparando nella zona, come i tigli messi a dimora nel belvedere ed a Piazza Fontana, le siepi di rovo lungo i costoni, compreso il bel prato di trifoglio alessandrino presente nel giardino dell’Episcopio.

 

 

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