L’omicidio di Stefania Cancelliere, uccisa a colpi di mattarello dall’ex marito si poteva prevenire, anzi si doveva prevenire. Lo ha detto chiaramente il Gup del tribunale di Milano, Roberta Nunnari, nelle motivazioni della sentenza di condanna di Roberto Colombo, primario di oculistica. Motivazioni che fanno ancoira più rabbia, perché – riconosce il magistrato – la giovane isernina uccisa a Legnano aveva lanciato segnali inequivocabili. Un fatto insolito, ad esempio, è stato quello di scrivere il proprio testamento ad appena 39 anni. E poi la denuncia per stalking che aveva presentato qualche mese prima dell’omicidio, dopo un crescendo di minacce, avrebbe dovuto spingere le autorità competenti ad adottare provvedimenti più severi. Quello di Colombo – è il parere del giudice – era un atteggiamento che generava uno stato d’angoscia permanente. Stefania si sentiva in pericolo e i vari messaggi dell’ex marito, le imboscate sotto casa, la spinsero a confidarsi con il padre: “Questo mi fa fuori, mi ammazza e tu crescerai i miei figli”, gli disse, come se il suo futuro fosse ormai scritto. Quell’uomo pretendeva un rapporto esclusivo, tale da mettere ai margini anche i figli. Un amore totalizzante ma distorto, diventato col tempo un’ossessione che poi ha portato a uccidere.L’augurio dei familiari e degli amici di Stefania è che queste motivazioni aprano le porte al processo d’appello e che si arrivi a una sentenza più in linea con la brutalità di questo delitto. I 17 anni anni di condanna inflitti a Colombo – per ora scontati in una clinica privata di lusso in Liguria – appaiono decisamente pochi.