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martedì, Settembre 16, 2025

Giovanni Vincelli, analfabeta verace e libero sfogo di speranze e malinconie nella sue canzoni mai scritte

AttualitàGiovanni Vincelli, analfabeta verace e libero sfogo di speranze e malinconie nella sue canzoni mai scritte

di Vincenzo Di Sabato

 

E ‘ identico a Michele il suo papà; è tutto il nonno, di cui conserva il nome. Si chiama Giovanni Vincelli, gioioso, cordiale, comunicativo, amabile. E un genio candido e pittoresco; è la rivelazione del pensiero e della vita campagnola e cittadina di Guardialfiera. Cantastorie di straordinaria intensità e fragranza.
Attraverso il suo colorito e graffiante umorismo, chiarisce e canta le realtà e le memorie di questo nostro piccolo mondo antico: i luoghi, gli eventi della sua vita familiare, le atmosfere, i mestieri, i personaggi. Beffeggia l’Euro! Con la sua forma poetica, mescola la lingua italiana con l’efficacia del nostro dialetto. E salta fuori, così, una policromia di potente suggestione. Lo fa con partecipazione emotiva, accorata e nostalgica. E, con la sua arietta cristallina, rammenta pure la vita dura dei contadini, l’ingegnosità e la miseria della umile gente. E si rilassa, canticchia e ammonisce che lo sviluppo non è tanto economico e materiale, quanto, invece, quello umano e morale.
Compone canzoni, tante canzonette, ma non conosce il pentagramma; neppure il valore d’una nota musicale. Inventa poesie a centinaia. Ma non sa né leggere né scrivere. E’ analfabeta. Che asso! Tutto Immagazzina e cataloga nel suo cervello. Non ci spaventa più a Guardialfiera, è un asso!

Enzemberg, innovatore della cultura tedesca, scriveva nel 1988 che: “sono stati gli analfabeti ad inventare la letteratura e le sue forme elementari: dal mito della poesia alle favole per bambini; dalla preghiera all’indovinello. Tutte son più antiche della scrittura. Senza tradizione orale non ci sarebbe poesia e senza analfabeti non ci sarebbero libri”.
Socrate, filosofo greco, l’uomo più sapiente di tutta la Grecia, indomito scocciatore per i politici del suo tempo, era analfabeta. Il suo pensiero ci è trasmesso dalle testimonianze dei discepoli.
Carlo Magno – cioè il sommo – primo regnante del Sacro Romano Impero, alfiere del cristianesimo in tutta l’Europa, grande rubacuori – non sapeva scrivere. E analfabeti furono tanti re e nobili di tempi andati.
Genghis Khan, sovrano saggio e illuminato, condottiero mongolo del XII secolo, pur essendo analfabeta, fu uno dei più grandi conquistatori di ogni secolo.
Omero era cieco, incapace di sprofondarsi nella lettura e nell’uso di ogni strumento per vergare, ha fatto pervenire all’umanità il fascino dell’Iliade e dell’Odissea attraverso la memoria ed il fascino di Cantastorie, intelligenti ed attraenti come il nostro Giovanni Vincelli da Guardialfiera.

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