L’allarme è stato lanciato da tempo. La soglia della povertà ha raggiungo livelli impensabili fino a qualche anno fa e uno dei termometri più attendibili è il dato che arriva dalla Caritas.
Le persone che utilizzano mense e ricoveri sono aumentate a dismisura, ma la maggior parte di queste è costituita da cittadini italiani.
La particolarità di questa situazione riguarda il Molise e l’Abruzzo, le regioni in cui contrariamente a quanto accade nel resto dell’Italia sono più gli stranieri a chiedere assistenza, il 59,6% contro il 39% di connazionali.
Ad analizzare il rapporto “La povertà in Italia secondo i dati della rete Caritas”, di recente diffusione e relativo al 2022, sono la Cgil Abruzzo Molise e il Patronato Inca.
Inoltre, due persone su tre di quelle che nelle due regioni chiedono supporto hanno un basso livello di scolarizzazione, dato simile a quello dei soggetti che non lavorano.
“Questi due dati, letti in parallelo – secondo il sindacato – testimoniano che la povertà è spesso causata da una scarsa scolarizzazione che impedisce di sviluppare competenze sufficienti per il mercato del lavoro e condanna quindi alla disoccupazione.
Competenze difficili da acquisire anche dopo corsi professionali che mal si conciliano con lunghi periodi di disoccupazione ed età mediamente avanzata.
Un quadro – dicono dalla Cgil e dal Patronato – che sarà ancor peggiore da settembre quando verrà meno, per molte di queste persone, il sostegno del reddito di cittadinanza che non sarà più erogato a famiglie composte da persone con meno di 60 anni e considerate, quindi, in maniera assolutamente impropria, ‘occupabili'”.
“Un dato questo – concludono Cgil e Patronato Inca Abruzzo Molise – che evidenzia come la povertà in Abruzzo-Molise sia strutturale e riguardi fasce sociali che non riescono a superare quella che ormai e’ una condizione stabile”.



