di Giovanni Di Tota
Li ha guidati dal carcere, dritti ai complici della rapina. Michela Ferraiuolo, napoletana di 29 anni, il 2 novembre aveva seminato il panico in via Ferrari a Campobasso. Lei e altri quattro malviventi, tra cui un’altra donna, avevano fatto irruzione nella gioielleria Lo scrigno d’oro.
Un assalto finito male, perché proprio Michela era finita in manette dopo la reazione del proprietario del negozio, Pietro Tangredi, che aveva anche sparato un colpo di pistola.
Il bottino, tuttavia, era rimasto nelle mani dei complici, mentre la piccola boss, finita in carcere a Foggia, si era assunta tutte le responsabilità.
Ma durante i colloqui con i famigliari e l’ex marito, lei e i suoi compari, avevano notato la telecamera a circuito chiuso del penitenziario, ma non potevano sapere delle cimici disseminate nel parlatorio. E così, dalle richieste di sapere dove erano finiti i soldi, chi aveva comprato l’oro, il colpo aveva fruttato quasi 300mila euro, gli investigatori, coordinati dal sostituto Fabio Papa, hanno riavvolto il film del colpo e individuato uno a uno complici e basisti.
Oggi, i carabinieri di Campobasso, insieme a quelli di Napoli, sono andati a bussare alla porta del convivente di Michela, e dell’ex marito. Con loro è finita in carcere anche, la seconda donna entrata nell’oreficeria di Via Ferrari, riconosciuta dai presenti anche per via del vistoso tatuaggio tribale sul fondoschiena. L’operazione, chiamata in codice Lo scrigno d’oro, è scattata alle quattro di questa mattina tra Napoli, Aversa, Casaluce e Torre del Greco. Una retata che avrebbe messo nel mirino tutti i protagonisti del colpo del 2 novembre.
A Michela Ferraiuolo l’ordinanza di custodia è stata notificata nella cella del carcere di Pozzuoli, dove lei è detenuta. Io il carcere me lo so fare, ha scritto nei mesi scorsi alla sorella, ma quando esco vedrai che combino. Quelli, là fuori, me la devono pagare. Lei dura come una vera boss, si è consegnata senza saperlo nelle mani della giustizia.




