Fanno pressing, aspettano la convocazione, i tempi si riducono e i sindacati continuano ad alzare la voce sulla vertenza Vibac. Riconoscono l’impegno profuso dalla politica locale e non, ma sono dell’opinione che i ruoli vanno distinti. Lo scrivono nero su bianco in una lettera inviata al Ministero delle imprese e del made in italy, i rappresentanti nazionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil.
Il 29 marzo scorso Comune di Termoli, Cosib, Regione a confronto con il sottosegretario Bergamotto e con il management della Vibac collegato on line. Proprio quest’ultima dovrebbe presentare nel prossimo vertice un piano di riorganizzazione aziendale al fine di dare un rilancio alla fabbrica e ai lavoratori, 126 da settimane non vedono prospettive rosee né per loro né per le famiglie. Di fatto si è aperto il tavolo ministeriale ma le parti sociali al momento sono rimaste fuori dal confronto e non vogliono più aspettare.
“Pur riconoscendo l’impegno della politica locale e nazionale per la risoluzione della problematica che si è creata attorno alla vertenza Vibac, riteniamo questo modo di agire – scrivono Cigl, Cisl e Uil -non conforme alle pratiche fino ad ora adottate nel rispetto dei reciproci ruoli. Da tempo infatti abbiamo depositato una richiesta d’incontro al Mimit, per una convocazione che, tenendo dentro tutte le parti coinvolte, potesse portare a una risoluzione complessiva e condivisa della vertenza. L’incontro del 29 marzo invece, escludendo le organizzazioni sindacali, nega – scrivono ancora – la possibilità di interloquire con le parti sociali che sono, come previsto dalla normativa vigente, preposte a rappresentare i lavoratori della Vibac di Termoli”.
I sindacati non lasciano spazio a interpretazioni, per loro bisogna mantenere distinti e separati i momenti di confronto su crisi aziendali da quelli che riguardano il dibattito politico. E sollecitano ancora una volta un’immediata convocazione.



