La sirena anti-aerea suona riaccendendo il ricordo mai sopito legato ai tanti civili che persero la vita durante il bombardamento di Isernia del 10 settembre 1943. Senza alcun tipo di avvertimento 384 bombe sganciate da uno stormo di aerei alleati scandirono gli interminabili minuti di quella fatidica mattinata di 79 anni fa. Nel ricordo dei cittadini scomparsi quel giorno, le autorità civili, religiose e militari si sono riunite in Piazza 10 settembre per deporre corone d’alloro. “Vedo pochi giovani, ma è proprio questa la nostra missione, dobbiamo coinvolgere le nuove generazioni per insegnare loro gli errori che abbiamo commesso, per evitare che si ripetano ancora – ha spiegato il Sindaco Piero Castrataro nel suo discorso – Purtroppo ancora oggi abbiamo una guerra del cuore dell’Europa, dobbiamo fare in modo che finisca nel più breve tempo possibile proprio in memoria di chi ha perso la vita per difendere la libertà“.
Al ricordo del 10 settembre, c’è anche chi il bombardamento l’ha vissuto sulla pelle. I loro commossi racconti diventano emblema di una storia amara. “Eravamo 12 persone in famiglia e poi rimanemmo in 4. C’erano tante abitazioni qui prima del bombardamento, ora c’è una piazza. Pensate che devasto c’è stato” dice il testimone Fernando Damiani. “Quando mi sono svegliato nel letto dell’ospedale e ho chiesto a mio padre: ‘Dov’è la mia gamba?’ e da lì il pianto a dirotto. – ha commentato Francesco Faccenda, Presidente di vittime civili di guerra Isernia – Mio padre mi ha rincuorato e poi ho dovuto convivere con questa disabilità”.