Diciannove imprese di commercio al dettaglio in meno tra il 2019 e il 2021 e diciannove in più tra bar, ristoranti e alberghi a Campobasso. È ciò che è emerso dalla settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, condotta analizzando 120 comuni medio-grandi, tra cui il capoluogo di regione e Isernia.
In questi due anni (anni peraltro presi in considerazione per l’indagine) i volti delle città sono cambiati soprattutto a causa della pandemia e per la crisi economica che ne è derivata. Tante sono state infatti le novità, tra cui il lavoro agile – meglio conosciuto come smart-working – che ha influito anche sulla mobilità delle persone, in netta diminuzione.
Non solo: molti hanno perso il posto di lavoro, altri sono stati costretti a reinventarsi e, in questo contesto, internet e i negozi online hanno svolto un ruolo fondamentale.
Campobasso, secondo i dati dell’istituto Tagliacarne, soffre il commercio al dettaglio con un saldo negativo di imprese, meno diciannove, di cui sei nel centro storico. Diversa la situazione della ristorazione e dei bar: sono infatti altrettante le nuove imprese, di cui 8 nel centro storico.
Il quadro a Isernia appare però positivo: negli ultimi due anni – nonostante gli effetti del Covid – sono dieci le neo imprese di commercio al dettaglio, di cui 7 nel centro città. Trend positivo anche per alberghi, bar e ristoranti in crescita. Un’impresa in meno nel centro storico ma sei in più nel centro.
“Definire strategie condivise – ha dichiarato il Presidente regionale di Confcommercio Paolo Spina – per evitare la desertificazione commerciale e valorizzare il tessuto economico, in tutti gli aspetti”.
Dello stesso avviso anche il Direttore della Confcommercio Irene Tartaglia che ha proposto una collaborazione con amministrazioni e istituzioni per ottenere risultati nel medio e lungo termine per dare risposte concrete a cittadini e imprenditori.
“Dunque, utilizzare – ha concluso Spina – finanziamenti a partire dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza e dalla nuova Politica di coesione del 2021-2027”.