di Giovanni Minicozzi
Dalla proclamazione degli eletti, avvenuta a metà marzo, ad oggi il Consiglio regionale si è riunito una sola volta per eleggere il presidente, l’ufficio di presidenza e le quattro commissioni permanenti. Niente di più! Dopo un mese di paralisi istituzionale immotivata, l’assemblea tornerà a riunirsi nelle prossime ore per sostituire Michele Iorio, sospeso dall’incarico di consigliere, con Nicola Romaguolo, primo dei non eletti di Progetto Molise; per fare alcune nomine negli enti sub regionali e per discutere la mozione presentata dal centrodestra sulla promulgazione del nuovo Statuto. Questioni tutto sommato secondarie rispetto all’aggravarsi della crisi produttiva che continua a distruggere centinaia di posti di lavoro. L’unico punto importante previsto nell’agenda dei lavori è rappresentato dalle dichiarazioni programmatiche che il presidente Frattura esporrà all’Aula. Il governatore e i suoi assessori fino ad oggi sono stati costretti a rincorrere le tante emergenze: sanità, trasporti, società partecipate, cassintegrati, precari e disoccupati. Ora però i molisani attendono di conoscere il progetto alternativo a quello di Michele Iorio per governare e rilanciare la regione. Nessuno pretende la bacchetta magica ma, a distanza di tre mesi e mezzo dal voto, bisogna almento dire quello che si ha in mente di realizzare. Tra l’altro i buoni propositi di Paolo Frattura spesso si scontrano con una parte della sua maggioranza che, dall’elezione di Vincenzo Niro a presidente del Consiglio in poi, è apparsa divisa e, a volte, inadeguata a risolvere i gravi problemi che assillano le famiglie e le aziende molisane. Una maggioranza che neanche sulle questioni semplici e squisitamente politiche, riesce ad essere compatta. È il caso della nomina del quinto assessore chiesto da Frattura per recuperare Rialzati Molise dopo lo schiaffo dato a Vincenzo Cotugno. Una maggioranza e qualche assessore, che non hanno ancora capito di essere al governo della Regione e continuano a comportarsi da opposizione, è destinata a durare poco. A meno che, il presidente eletto con uno scarto di 36mila voti in più rispetto al secondo classificato, non eserciti fino in fondo e con determinazione il mandato conferitogli dagli elettori. Diversamente, il conto lo pagherà proprio Paolo Frattura.