di MANUELA PETESCIA*
Quello del rispetto dei diritti degli ammalati è un percorso che in teoria non sarebbe mai dovuto nemmeno esistere, né più né meno di come non sarebbero dovute esistere le battaglie per i diritti delle donne o dell’infanzia, ma in questo pianeta, si sa, ciò che molti ritengono scontato è una conquista quotidiana, amare e rispettare il prossimo, insomma, sembrano nozioni da acquisire.
Fatto sta che prima dell’era Covid si stava raggiungendo faticosamente un equilibrio tra il numero di stanza del paziente e il paziente in carne e ossa.
Si chiama, o meglio, si chiamava, umanizzazione delle cure ospedaliere, ossia riconoscere nel processo di diagnosi e cura la centralità dell’ammalato, con la sua identità, il suo ruolo attivo e partecipe, la sua storia individuale, i suoi diritti e le sue necessità, anche affettive, in altre parole garantire il benessere della persona, non solo la sua anamnesi e il protocollo terapeutico.
Ora tutto è tornato come prima, anzi, peggio di prima: il pericolo del contagio da Covid 19 ha inferto un duro colpo al processo già lento e tardivo di umanizzazione degli ospedali: con la benedizione della scienza si è tornati numeri di stanza e semplici oggetti di cure sanitarie, si è tornati a soffrire e a morire da soli, senza il conforto dei propri cari, senza un livello anche minimo di assistenza affettiva e psicologica. Umana, appunto.
In questo scenario da ritorno al passato, ben vengano allora le iniziative di istituire Codici etici per il rispetto dei diritti dei più piccoli, primo tra tutti la necessaria continuità di relazioni con le famiglie.
Non è possibile immaginare infatti che un bambino possa trovare in sé stesso le necessarie risorse per affrontare la solitudine terapeutica e non viverla invece come un semplice e tristissimo abbandono.
Ebbene per lo stesso e identico motivo sarebbe indispensabile istituire un Codice etico finalizzato agli anziani.
Anche gli anziani sono privi di quelle risorse, anche gli anziani vivono in una condizione di grande fragilità emotiva, il detto popolare della terza età simile a una seconda infanzia nasconde grandi verità, anche scientifiche.
Abbandonare gli anziani nelle stanze degli ospedali e impedire ai propri cari di far loro visita è una delle peggiori violenze morali che si possano infliggere e può comportare anche danni cognitivi: talvolta si disorientano e imboccano strade senza ritorno.
*Direttore Telemolise