Lev Trotskij capì subito che quell’uomo dal falso nome greco, esule come lui, non ispirava nulla di buono. Adolf Hitler, respinto due volte dall’Accademia delle belle arti, già covava rabbia da frustrato contro il mondo, e contro quella mescolanza di etnie che lo circondava. Josip Broz, il futuro maresciallo Tito, si guadagnava il pane in una fabbrica Daimler, e le belle ragazze erano già il suo hobby. Sigmund Freud era già un affermato medico.
Vivevano tutti non lontano dai castelli dell’anziano, triste imperatore reso vedovo da un anarchico italiano, e dell’arciduca, di fatto numero due dell’Impero. Non è fantapolitica, è un dettaglio della storia contemporanea, ben narrato ieri in un reportage della
Bbc: era il 1913, coabitarono a poca distanza a Vienna tutti quei personaggi,
che sarebbero stati poi protagonisti di conquiste, svolte e soprattutto tragedie del ventesimo secolo.