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martedì, Ottobre 7, 2025

Il re dell’eolico prestanome di Messina Denaro La Dia confisca un tesoro da 1,3 miliardi di euro

FocusIl re dell'eolico prestanome di Messina Denaro La Dia confisca un tesoro da 1,3 miliardi di euro

Qualche anno fa, il Finacial Times lo definì il “signore del vento”. Vito Nicastri, il re degli impianti eolici da Roma in giù, si vantava di essere un self made man, e soprattutto un imprenditore che avrebbe ridato speranza al Mezzogiorno d’Italia attraverso l’energia pulita. In realtà, dicono le indagini della Direzione investigativa antimafia, Nicastri sarebbe stato solo uno spregiudicato manager al servizio dell’ultimo grande latitante di Cosa nostra siciliana, Matteo Messina Denaro. Così, il tribunale misure di prevenzione di Trapani ha disposto una confisca senza precedenti per il signore del vento: ammonta a un miliardo e 300 milioni di euro, tanto valgono le 43 società di capitali che Nicastri utilizzava per gestire i suoi affari nel settore dell’eolico e del fotovoltaico. E’ stata una proposta della Dia, diretta da Arturo De Felice, a far scattare il provvedimento, firmato la settimana scorsa dal collegio presieduto da Piero Grillo.

Nicastri era quello che in gergo si chiama lo “sviluppatore”: realizzava e vendeva, chiavi in mano, parchi eolici, con ricavi milionari. Da Trapani a Messina, da Enna a Catania, il cinquantaseienne imprenditore originario di Alcamo (Trapani) non aveva rivali nel campo dell’energia pulita. E oggi si scopre perché. Le indagini del centro operativo Dia di Palermo, coordinato dal colonnello Giuseppe D’Agata, svelano che Nicastri avrebbe potuto contare sulla protezione di Cosa nostra.

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