di VITTORIO SCARANO
La pandemia da Coronavirus e il ruolo della comunicazione. Sono i termini di riflessione nell’intervista rilasciata dal giornalista, scrittore e filosofo, Marcello Veneziani, in esclusiva per “Il Giornale del Molise.it”. Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. Proviene da studi filosofici. Ha fondato e diretto riviste, ha scritto su vari quotidiani e settimanali. È stato commentatore della Rai.
La Pandemia da Coronavirus può segnare la fine di un’era e l’inizio di una nuova epoca?
È sicuramente uno spartiacque d’epoche e i provvedimenti restrittivi non sembrano poi provvisori; rischiano di condizionare anche la vita dei prossimi tempi. Non penso che la quarantena ci abbia reso migliori o peggiori, semmai ha acutizzato i nostri caratteri, sia positivi che negativi. In generale la pandemia ha avvilito e depresso la società e i singoli individui. La solitudine non ci ha spinti a fare i conti con noi stessi, non ci ha spinto a leggere di più, a pensare, a migliorare i rapporti tra le persone.
Perché l’emergenza sanitaria ci ha trovato impreparati?
Era inevitabile che non fossimo preparati, sia perché la lungimiranza non è una virtù praticata nell’era del profitto immediato e delle performance a breve gittata. A questo si aggiunge lo smantellamento del Welfare, il ridimensionamento degli investimenti sulla sanità, che ha costretto a fughe precipitose per compensare le carenze. Ma soprattutto siamo sguarniti sul piano spirituale, culturale, sociale, non riusciamo ad andare oltre la difesa della “nuda vita”, non siamo capaci di mettere a frutto alcune emergenze e di governarle in modo ragionevole.
Ci siamo sentiti privati, essenzialmente, della libertà. La troppa libertà significa anche fake news?
La restrizione delle libertà più elementari e dei diritti primari mai messi a repentaglio, va ben al di là della profilassi. Ha assunto un aspetto inquietante di controllo e di repressione, si è fatto strada il modello totalitario cinese, troppe museruole, manette in forma di braccialetti, app e microchip futuri mettono a rischio la nostra libertà. In questo contesto, le fake news sono un male minore e spesso derivato dalla non-informazione, dall’incertezza e dal mistero che ha accompagnato tutta la pandemia, alimentando ogni possibile versione e lettura.
Prendiamo a prestito una frase di Ezra Pound: “La libertà di parola senza la libertà di diffusione è solo un pesce dorato in una vaschetta sferica”
Vero, la libertà è un bene prezioso che non può essere né dilatato all’infinito fino a farlo coincidere con i nostri desideri, né va subordinato ad una serie di riflessi condizionati, percorsi obbligati, coazioni a ripetere e ad allinearsi ad un modello uniforme. Viviamo la libertà come prigione senza muri; anzi a volte c’erano pure i muri, domestici, almeno.
Informare è sempre più comunicare, qual è il ruolo del giornalismo oggi?
Temo che si faccia poca informazione e pochissima comunicazione: perché informare vuol dire fornire dati, notizie, non interpretazioni e pre-giudizi veicolati in forma di notizie; e comunicare non vuol dire solo esternare, esibirsi, somministrare, perché una vera comunicazione è sempre reciproca, è un dare e un ricevere, un colloquio e non un monologo o una prescrizione. Sappiamo che ormai informare e comunicare non riguardano più solo i giornalisti; ma se non c’è paragone tra le fonti, se non c’è esercizio critico, capacità di filtrare e di comprendere, e insieme interazione, allora informare e comunicare non fanno crescere né la libertà né la verità né la dignità delle persone. Sono solo fabbriche del consenso e della manipolazione, officine del politically correct, canoni a cui adeguarsi.
Marcello Veneziani si è occupato di filosofia politica scrivendo vari saggi tra i quali La rivoluzione conservatrice in Italia, Processo all’Occidente, Comunitari o liberal, Di Padre in figlio, Elogio della Tradizione, La cultura della destra e La sconfitta delle idee (editi da Laterza), I vinti, Rovesciare il 68, Dio, Patria e Famiglia, Dopo il declino (editi da Mondadori), Lettere agli italiani. È poi passato a temi esistenziali pubblicando saggi filosofici e letterari come Vita natural durante dedicato a Plotino e La sposa invisibile, e ancora con Mondadori Il segreto del viandante e Amor fati, Vivere non basta, Anima e corpo e Ritorno a sud. Dopo Lettera agli italiani (2015) ha pubblicato di recente Alla luce del Mito e Imperdonabili, tutti con Marsilio, Tramonti (Giubilei Regnani) e l’attualissimo Dispera bene. Manuale di consolazione e resistenza al declino.