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giovedì, Maggio 15, 2025

Fondazione Molisecultura, un’occasione per restituire dignità al popolo e al territorio. Frattura ci pensi

AperturaFondazione Molisecultura, un’occasione per restituire dignità al popolo e al territorio. Frattura ci pensi

di PASQUALE DI BELLO

Il Molise, da sempre, si caratterizza in negativo per una politica culturale scarsa se non addirittura nulla. La storia e gli scarsi risultati della Fondazione Molisecultura sono l’esempio di come la classe politica abbia sempre accantonato il tema Cultura, relegandolo ai margine dell’azione di governo. Anche in questo senso ci si attende da Frattura un cambio di passo, se non un assessorato ad hoc almeno l’affidamento della Fondazione e figure di comprovata capacità

La nostra idea è nota, ancorché minoritaria e perdente, ma non per questo ci stancheremo di ricordarla a Frattura che, tra qualche giorno, varerà la sua Giunta. L’idea è che di assessori esterni non se ne facciano, almeno fino alla modifica dello Statuto e del Regolamento della Regione che mettano gli assessori al riparo dalle lune del presidente che, se le cose restano così, non solo ha il potere di nomina e revoca ma anche quello di mettere agli assessori un mollettone sul naso e infilargli in bocca la canna del gas.

Ora, fatta questa doverosa premessa, la regola degli assessori che per noi dovrebbero essere tutti interni potrebbe essere infranta qualora buoni motivi di ordine professionale o tecnico, o particolari meriti, lo giustificassero. Il caso potrebbe essere quello della Cultura, una materia spesso negletta e mutola nei cervelli dei nostri politici, affaccendati più a seguir garze e siringhe (perché la Sanità porta voti) che itinerari del sapere. La politica culturale del Molise, da sempre, è una politica da decubito, afflitta dalle piaghe dello star fermi e imbaccaliti come stoccafissi alla pertica. Ora però che sono cambiati i suonatori, potrebbe cambiare anche la musica a condizione che si cambi lo spartito. A noi manca un Franco Battiato (assessore in Sicilia), tritati come stiamo da zufoli e ciaramelle sfiatate, ma non dobbiamo disperare. Oltre ai figuri del passato Molise felix, in regione esistono risorse umane e culturali capaci di buone pratiche e politiche culturali. Ne citiamo due, senza far torto ad altri eventuali, e lo facciamo per conoscenza diretta: lo storico Antonio D’Ambrosio e l’architetto Franco Valente, due che si alzano a spanne sopra alla cenere culturale che Iorio & Co. in questi anni ci hanno contrabbandato per poesia. La storia della Fondazione Molisecultura è tutta lì a dimostrarlo. Soldi spesi a palate e risultati miserrimi. Ideata agli albori dell’era Iorio e partita al suo crepuscolo, concepita anch’essa come merce di scambio politico per accontentare trombati, amici e amici degli amici. Insomma, una delle tante brutture di cui siamo pieni. Unica nota positiva la prestigiosa sede, quella recuperata della Gioventù italiana del Littorio, una struttura dal fascino indubbio che qualche marmittone della sinistra voleva abbattere. Stupidaggini veterocomuniste prive di senso.

Frattura non e Vaclav Havel, non c’è dubbio, e ha più dimestichezza col tecnigrafo che con l’arpa e la penna, ma uno sforzo lo può fare e un segnale lo può dare. Se proprio non ce la fa a costituire un assessorato alla Cultura, almeno metta mano alla Fondazione. Azzeri tutti i vertici e quel che resta del Consiglio di amministrazione e affidi la struttura a un presidente e direttore generale di primo livello. La coppia D’Ambrosio – Valente noi la terremmo in considerazione. Capiamo tutto: la Sanità, il Lavoro e via salmodiando di guaio in guaio, ma questa regione oltre a curarsi le piaghe e a portare il pane a casa ha anche bisogno di curarsi l’anima e di nutrire la mente. Quando cominciamo?

 

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