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domenica, Maggio 4, 2025

ZUCCHEROPOLI. Il Sostituto procuratore Fabio Papa chiede il rinvio a giudizio di sedici persone: coinvolti politici, imprenditori, funzionari regionali e professionisti

AperturaZUCCHEROPOLI. Il Sostituto procuratore Fabio Papa chiede il rinvio a giudizio di sedici persone: coinvolti politici, imprenditori, funzionari regionali e professionisti

di PASQUALE DI BELLO

Aggiotaggio, abuso d’ufficio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, riciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso materiale e ideologico. Questo è quanto ha ipotizzato il Sostituto Fabio Papa a carico di politici, imprenditori, funzionari regionali e professionisti coinvolti nella compravendita delle azioni private dello Zuccherificio del Molise.

IL FATTO

Sedici richieste di rinvio a giudizio per reati gravissimi: aggiotaggio, abuso d’ufficio, impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita, riciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso materiale e ideologico. Questo è quanto ha chiesto il Sostituto procuratore della Repubblica, Fabio Papa, a carico di politici, imprenditori, pubblici funzionari e professionisti finiti nella rete di una lunghissima e complessa indagine legata alla compravendita di azioni dello Zuccherificio del Molise. Coinvolti, a vario titolo di reato, risultano: Domenico Porfido (presidente del Cda dello Zuccherificio), Luigi Tesi (consigliere d’amministrazione dello Zuccherificio), Stefano Benatti (consigliere d’amministrazione dello Zuccherificio), Gabriele La Palombara (consigliere d’amministrazione dello Zuccherificio), Franco Tesi (consigliere d’amministrazione dello Zuccherificio), Gino Vignone (consigliere d’amministrazione dello Zuccherificio), Romano Deni (amministratore unico della G & B Investments Spa), Remo Perna (amministratore di fatto della G & B Investments Spa), Vittorio Testa (amministratore unico della Solba Srl e Moda 2 Srl), Antonio Mucciardi (amministratore unico della Faith Industry Srl), Elvio Carugno (dirigente del Servizio Pianificazione e Sviluppo delle Attività Industriali della Regione Molise), Umberto Vaccarella (componente collegio dei sindaci dello Zuccherificio), Carmine D’Abate (componente collegio dei sindaci dello Zuccherificio), Paolo Verì (componente collegio dei sindaci dello Zuccherificio), Michele Iorio (presidente della Giunta regionale del Molise) e Gianfranco Vitagliano (assessore alla Programmazione, Bilancio, Finanze e Patrimonio della Regione Molise). Per tutti, oltre al reato specifico, il Sostituto procuratore Papa ha ipotizzato il concorso nel “medesimo disegno criminoso”.

La vicenda, di complessa e articolata ricostruzione (l’indagine è durata anni), ruota attorno alla compravendita delle azioni dal socio privato della Zuccherificio del Molise, Luigi Tesi, da parte della G & B Investments Spa, società riconducibile di fatto (secondo la ricostruzione fatta dal magistrato) a Remo Perna, il “Marchionne del Molise”, come con una improvvida e infelice espressione ebbe a descriverlo l’ex presidente della Regione Molise, Michele Iorio.

IL RUOLO DEL CDA E DEI SINDACI DELLO ZUCCHERIFICIO

L’intera vicenda si dipana nell’arco di tre anni, dal 2008 al 2010 compresi, e parte con una operazione di deprezzamento del valore delle azioni dello Zuccherificio attribuita dagli inquirenti a quello che allora era il Cda dello Zuccherificio (Porfido, Tesi L., Benatti, La Palombara, Tesi F., Vignone). Costoro avrebbero con più azioni determinato “una pesantissima riduzione del patrimonio” dello stabilimento saccarifero allo “scopo di agevolare la cessione, ad un prezzo particolarmente favorevole, delle quote di partecipazione azionaria nello Zuccherificio del Molise Spa del socio privato, Luigi Tesi, alla G & B Investments Spa”. L’operazione di alterazione del valore delle azioni, secondo la Procura della Repubblica di Campobasso, sarebbe inoltre avvenuta senza la corretta vigilanza del Collegio dei sindaci dello Zuccherificio (Vaccarella, D’Abate, Verì). Al Cda e ai sindaci viene contestato il reato di aggiotaggio.

IL RUOLO DEI POLITICI

La contestazione che invece tira dentro all’inchiesta l’ex presidente della Regione, Iorio, e l’ex assessore alla Programmazione, Vitagliano, è quella di abuso d’ufficio. Un abuso che, nel dipanarsi della matassa operata da Fabio Papa, diventa un rosario di aiuti e facilitazioni tutti indirizzati verso il “Marchionne del Molise”, alias Remo Perna. La prima contestazione mossa dal Sostituto ai due politici è quella di aver scavalcato le competenze del Consiglio regionale cui spettava di intervenire in ordine alle modifiche statutarie dello Zuccherificio invece operate dalla Giunta regionale. Le modifiche adottate dalla Giunta, così come adottate, hanno portato la Regione Molise (titolare del pacchetto azionario di maggioranza) a perdere il controllo della gestione dello Zuccherificio in favore del subentrato socio privato (la G & B Investments Spa) rispetto al quale a suo tempo venne omessa qualsiasi verifica sotto il profilo dei requisiti tecnici, economici, industriali, patrimoniali e di moralità per contrarre con la pubblica amministrazione. L’azione tesa a favorire Perna si concretizza anche nella rinuncia da parte della Regione all’esercizio del diritto di prelazione sull’acquisto delle azioni del socio privato sulla base del presupposto, rivelatosi falso, della presenza di un piano industriale per il rilancio dello stabilimento. Messa in soldoni, l’operazione Zuccherificio condotta dalla Regione Molise è costata ai cittadini la bellezza di 53milioni di euro, quattrini investiti nell’operazione “in assenza di qualsiasi garanzia o contribuzione o concorso” del socio privato”.

IL RUOLO DI REMO PERNA, “IL MARCHIONNE DEL MOLISE”

A Remo Perna e Romano Deni, amministratore di fatto e mente dell’operazione il primo, secondo la Procura, e prestanome il secondo della G & B Investments Spa, vengono contestati i reati di impiego di denaro pubblico, beni o utilità di provenienza illecita e riciclaggio. Attraverso un complesso meccanismo di finanziamento di due società operanti nel settore della moda, la “Solba Srl” e la “Moda 2 Srl”, la “G & B Investments Spa” otteneva di fatto tre milioni di euro non dovuti dai quali venivano attinte le somme per l’acquisto delle quote da Tesi. Un bell’affare: quote deprezzate e acquistate dal privato con soldi pubblici.

IL RUOLO DI ELVIO CARUGNO E LE SOCIETA’ DI COMODO

A Testa (amministratore unico della Solba Srl e Moda 2 Srl), Mucciardi (amministratore unico della Faith Industry Srl) e Carugno (dirigente del Servizio Pianificazione e Sviluppo delle Attività Industriali della Regione Molise) viene contestata la truffa aggravata, il falso materiale e (al solo Carugno) anche il falso ideologico. I tre avrebbero simulato la sussistenza delle condizioni di legge (rivelatesi inesistenti) per l’ottenimento di finanziamenti pubblici pari a tre milioni di euro. Scandalose le modalità di commissione del fatto, arrivate alla consegna brevi manu di tutto il carteggio tra i rappresentanti delle società interessate e Carugno per la Regione Molise.

LE PARTI OFFESE

“Offesi” dall’operazione Zuccherificio sono, secondo il Sostituto Fabio Papa: l’ARSIAM (l’agenzia regionale per lo sviluppo agricolo), la Regione Molise (socio di maggioranza dello Zuccherificio) e la Regione Puglia (detentrice di una piccola partecipazione societaria).

UNA CONCLUSIONE

Si arriva finalmente, dopo anni, alla ricostruzione giudiziaria di una vicenda analizzata, riferita, scritta e narrata molto tempo fa da pochi (e coraggiosi) giornalisti della stampa locale. Questo con buona pace degli scoopisti nazionali alla Rizzo & Stella o di quelli in forza al Fatto quotidiano. Sul ruolo degli interessati, che avranno tutti gli strumenti per dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati, decideranno i magistrati. Il compito di quei pochi giornalisti che in Molise fanno inchiesta, almeno per questa vicenda finisce qui. Da oggi ci limiteremo alla cronaca, e in questo caso a quella giudiziaria. Udienza preliminare e dibattimento, se ci saranno. Detto questo, un’ultima notazione la vogliamo fare. Uno degli atti più abominevoli messi in campo dal passato governo regionale è stato quello di una generica norma che vorrebbe escludere per principio la costituzione di parte civile nel processo penale da parte della Regione Molise. Si disse, all’epoca, che in fondo l’azione risarcitoria poteva essere anche impiantata in sede civile alla fine del processo penale. Vero. Non fa una piega. Come non farebbe una piega se Frattura & Co. , vista l’aria di cambiamento, facessero coriandoli di questa impostazione e si costituissero invece parte civile in un eventuale procedimento penale. Perché? Semplice: perché entrando in Regione, e aprendo gli archivi, potrebbero portare in una eventuale udienza preliminare e in un eventuale dibattimento, in veste di partecipanti al processo, carte e documenti che i cittadini molisani hanno il diritto di conoscere oggi e che potrebbero portare oggi all’accertamento di eventuali responsabilità.

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