Rosario Renzetti, barista di Guglionesi considerato il responsabile della morte di Saiffedine Chaffar è stato condannato dal tribunale di Larino. Il pm Ilaria Toncini aveva chiesto 14 anni, il giudice Elena Quaranta ha chiuso il processo con rito abbreviato con una sentenza di condanna a sei anni e sei mesi di reclusione, derubricando l’accusa da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale, condannadolo anche al pagamento di una provvisionale di 30mila euro. Renzetti, difeso dagli avvocati Jo Mileti e Marisa Berarducci pronti a fare ricorso in appello, era stato già processato e condannato a due anni e 10 mesi con sentenza passata in giudicato per lesioni gravissime, condanna che stava scontando con l’affidamento in prova. Nel 2015, però, durante una crisi respiratoria più forte il tunisino, ridotto quasi a un vegetale per le botte prese, a distanza di otto anni da quel pestaggio, è morto. Di qui la decisione della Procura di riaprire il caso e chiedere il processo per Renzetti con l’accusa questa volta non di lesioni, ma di omicidio. Ieri a Larino l’epilogo, che per il momento vede soddisfatta la sorella di Saiffedine, difesa dall’avvocato Giuseppe D’Urbano. Il pestaggio risale al 2007 quando il tunisino era andato da Renzetti rivendicando il pagamento del lavoro svolto nei campi di proprietà dell’uomo. Di fronte al rifiuto il ragazzo preso dalla rabbia sferrò un calcio contro la vetrina del bar di viale Regina Margherita. In cambio ricevette botte a non finire che lo spedirono in coma con un’emorragia cerebrale che gli lasciò un gravissimo danno neurologico. Da quel momento per Saiffedine è iniziato un calvario e in alcuni momenti di lucidità aveva sempre detto che a picchiarlo erano stati in due. Nel bar era presente infatti anche il fratello di Rosario Renzetti, Michele, guardia penitenziaria, che dopo una prima condanna a sette anni, era stato poi assolto dalla Corte d’Appello.