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mercoledì, Ottobre 1, 2025

Dai progetti infiniti alle false partite Iva Dopo la Fornero è ancora precariato

FocusDai progetti infiniti alle false partite Iva Dopo la Fornero è ancora precariato

Continuano le storie di insicurezza di tanti giovani che aspettavano un cambiamento dalla legge sul lavoro. E la partita Iva diventa una strada per superare i vincoli della normativa. L’associzaione in partecipazione: quando il dipendente dovrebbe diventare padrone: “In realtà ho avuto solo gli svantaggi e non i vantaggi di questa formula”. Il punto di vista di partiti e forze sociali

ROMA  – Stefano li sfoglia uno a uno, sembrano uno la copia dell’altro, leggendoli si capisce però che appartengono a momenti diversi. Sono le decine di contratti che in questi anni hanno scandito il suo tempo, pezzi di carta che hanno segnato gli ultimi anni della sua vita. Stefano ha 35 anni e da dieci lavora per conto di una cooperativa in una scuola, assiste i disabili. E’ un precario, è il simbolo di una generazione che ha percorso per intero il tunnel dell’insicurezza. Dal 2003 a oggi, dalla legge Biagi alla legge Fornero. Pensava che fosse finalmente arrivata la fine delle sofferenze: “Quando ho sentito che si voleva riformare il mercato del lavoro  –  racconta  –  mi sono detto: peggio di così non può andare. Avevo tante aspettative”. Ora a distanza di oltre sei mesi dall’approvazione della riforma del lavoro targata Elsa Fornero si dice “deluso”.  Nessuna novità se non un nuovo contratto l’ennesimo, a progetto.

Eterni progetti. Chi è assunto offre all’azienda la propria professionalità per raggiungere uno scopo determinato. Queste le linee guida, nate con la legge Biagi, che le aziende dovevano seguire per questo tipo di assunzioni. Tutta teoria perché  spesso chi firmava si è trovato di fronte a progetti molto “fantasiosi”. Da sistemare prodotti sugli scaffali, a rispondere al telefono nei call center fino a fare l’assistente ai disabili nelle scuole. La riforma Fornero si proponeva di cambiare questa situazione: “Il progetto  –  dice la legge – deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato finale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente” E ancora: “Il progetto non può comportare lo svolgimento dei compiti meramente esecutivi o ripetitivi”. E in caso contrario? La legge non lo specifica. “In teoria le aziende non sono più libere come prima  –  spiega Roberto D’Andrea della Nidil Cgil  –  la legge le blinda molto, ma non spiega i passaggi necessari da fare e così si continuano a prorogare contratti precari basati su progetti fittizi”.

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