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martedì, Luglio 8, 2025

Area di crisi: centinaia di risposte. Uil: “Serve programma”

AperturaArea di crisi: centinaia di risposte. Uil: "Serve programma"

1406723794-disoccupazionedi GIOVANNI DI TOTA

Hanno risposto in tanti. E ora, negli uffici di Invitalia, la società a cui si è affidata il ministero dello sviluppo economico, i tecnici dovranno stabilire chi potrà beneficiare delle agevolazioni previste dall’area di crisi e del sostegno economico per rilanciare il tessuto industriale della zona compresa tra Campochiaro e Venafro.

Un elenco ufficiale non c’è ancora. Secondo la segreteria regionale della Uil, le manifestazioni di interesse pervenute a Invitalia dal Molise sono diverse centinaia. Se il risultato fosse questo, si sarebbe andati anche oltre le aspettative più ottimistiche. Ma c’è anche chi fa rilevare, come Assindustria, che a rispondere all’area di crisi sarebbero state anche le micro imprese, mentre mancherebbero all’appello le grandi industrie, potenzialmente molto più capaci di creare posti di lavoro.

“Ora bisogna capire – hanno sottolineato dalla Uil – che indirizzo di sviluppo si vuole dare al territorio compreso nel bacino dell’area di crisi, al quale si aggiunge anche la cosiddetta area di crisi non complessa di Termoli e del Basso Molise”.

Sarebbe anche il caso, di tenere alta l’asticella e non consentire a nessuno di mettere in campo la solita logica elettorale e di bottega. Anche perché, con l’aria che tira, quella dell’area di crisi, che sia complessa o semplice, sembra essere l’unica zattera rimasta che può tirare fuori dal pantano un tessuto imprenditoriale alla canna del gas e non più competitivo.

Accanto ai dati non ancora ufficiali, c’è una data che rappresenta uno spartiacque, ma che comunque vada comincia ad avere i connotati della concretezza. E’ la sfida tra i teramani della Dasco e i romagnoli del gruppo Amadori, che davanti al giudice del tribunale di Campobasso compariranno il 27 ottobre per ottenere il ramo d’azienda un tempo Arena, società di proprietà della Regione. Nel corso degli anni, la società ha accumulato introno a 24 milioni di debiti

Gli impianti produttivi (incubatoio, mangimificio e macello) di Boiano stati affittati all’abruzzese Dasco, che aveva anche diritto di prelazione all’acquisto a 5 milioni di euro. Ma il gruppo Amadori ha rilanciato a 8,1 milioni di euro. La Dasco ha a sua volta coperto la differenza, ma il gruppo romagnolo ha ancora una volta migliorato l’offerta portandola a 9,1 milioni di euro. Da qui i ricorsi e l’attesa della decisione del giudice.

Entrambi i gruppi hanno garantito un futuro alla cosiddetta filiera del pollo. Ed è questo il solo risultato che interessa alle centinaia di lavoratori, che assistono dagli spalti a una partita tra due gruppi di fuori regione. Per loro l’importante è salvare la Gam. Chi segnerà il gol vincente, per ora è un fatto secondario.

 

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