Una lettera a Papa Francesco Giada Vitale l’aveva scritta già tre anni fa. L’aveva personalmente consegnata nell’udienza del mercoledì. Poi ne aveva inviate alcune copie per posta. Ma mai nessuna risposta era arrivata a quelle domande che la ragazza rivolgeva al pontefice, a cui aveva raccontato la sua storia di abusi subiti dal prete del paese, dall’adolescenza fino quasi alla maggiore età. Il parroco Don Marino Genova che subito fu mandato via da Portocannone non appena il Vescovo De Luca venne a sapere delle violenze ora è sotto processo per i fatti che si sono consumati tra i 13 e i 14 anni di Giada. Per quelli invece che vanno dai 14 in poi invece la posizione del prete è stata archiviata. Secondo lo stesso Pm che aveva chiesto l’archiviazione e anche secondo il Giudice che ha respinto l’opposizione presentata dall’avvocato della vittima, Arturo Messere, con il compimento del quattordicesimo anno di età è subentrata una consapevolezza della ragazza, una sorta di consenso. Lo dice la Legge e il giudice Daniele Colucci l’ha applicata. Nelle motivazioni, già in realtà note da oltre due mesi, si legge che dal compimento dei 14 anni Giada “era capace di poter scegliere e quindi di poter partecipare consapevolmente agli atti sessuali con Don Marino e quest’ultimo non era uno psicologo”, dunque non poteva intuire il disagio psicofisico della ragazza. Parole che hanno buttato sale sulle ferite ancora aperte di Giada e che hanno scatenato una pioggia di polemiche sul web e un acceso dibattito anche sui media nazionali. E’ per questo che ora la consigliera regionale Nunzia Lattanzio ha deciso, anche lei, di scrivere a papa Francesco, definendo vergognosa l’ordinanza di archiviazione e chiedendo di avviare la procedura per destituire dallo stato clericale don Marino Genova. Insomma chiede alla Chiesa di dare un segnale, mentre sul piano giudiziario l’avvocato Arturo Messere sta cercando di far riaprire le indagini proprio per il periodo che va dai 14 anni in poi di Giada, definendo l’ordinanza di arichiviazione “un errore giudiziario, oltre che un torto morale, di proporzioni enormi perchè Giada – ha dichiarato Messere – all’epoca dei fatti, non era sufficientemente matura per comprendere cosa le stesse accadendo, non era in grado di poter scegliere, e quindi di partecipare in maniera consapevole all’atto sessuale”.