Resa pubblica la relazione antimafia di fine anno che analizza le attività criminali di stampo mafioso e i relativi dati del 2025 in Molise, evidenziando le nuove strategie della criminalità organizzata e le conseguenti controindicazioni da parte della società civile.
In Molise si registra anche nel 2025 un sistema “anomalo”, già riscontrato in passato, di imprese ed aziende operanti nella apparente legalità, che non solo mettono fuori gioco la concorrenza, ma arrecano anche danni economici al fisco, drenando risorse significative verso le organizzazioni criminali di matrice mafiosa. Questo fenomeno si collega spesso a problematiche più ampie come la presenza della criminalità organizzata in molteplici settori criminali che, in questa regione, vede una partecipazione rilevante di gruppi mafiosi pugliesi, campani, albanesi, nigeriani e bulgaro-romeni. È questa la fotografia rappresentata ed aggiornata dall’Osservatorio Antimafia del Molise, che attraverso un’analisi accurata basata su dati giudiziari e statistici provenienti da Camere di Commercio, Tribunali, Corte d’Appello e Istat, dipinge un quadro tutt’altro che rassicurante. Le imprese “sospette” operano spesso in settori a bassa barriera all’ingresso ma ad alta opportunità di ricavo illecito, come sanità, edilizia, ristorazione, agricoltura, turismo stagionale, servizi di facchinaggio e movimentazione merci. Il meccanismo tipico prevede l’utilizzo di prestanome, fatturazione fittizia, false dichiarazioni fiscali e ricorso a forme di subappalto che mascherano rapporti di lavoro irregolari. Tali pratiche comportano una doppia distorsione: comprimono le imprese oneste, che rispettano gli obblighi contributivi e fiscali, e alimentano la disponibilità di liquidità illecita che può essere reinvestita in attività di riciclaggio o trasferita verso reti criminali occulte. Il criminologo Vincenzo Musacchio e il magistrato Daniele Colucci, rispettivamente presidente e vicario dell’Osservatorio Antimafia hanno evidenziato come alcune delle dinamiche patologiche di questa regione siano evidenti agli occhi di molti. La criminalità organizzata rappresenta una minaccia concreta con numerose attività illecite attribuite a cittadini albanesi, nordafricani, est-europei e cinesi. A ciò si aggiunge l’influenza consolidata di esponenti mafiosi, provenienti specialmente da Puglia e Campania. Questi attori, seppur diversi per origine e struttura, condividono strategie comuni: infiltrazione dell’economia legale, sfruttamento di canali finanziari opachi, corruzione di attori locali e sfruttamento della manodopera vulnerabile. Il Molise, infatti, sta assumendo un ruolo centrale all’interno di un sistema economico sommerso che opera accanto a quello legale, interessando settori strategici come il turismo, l’agricoltura, il riciclaggio e gli investimenti nell’edilizia, spesso attraverso il meccanismo delle imprese “apri e chiudi”. Nel settore agricolo, ad esempio, si segnalano forme di caporalato e lavoro nero che deprimono i salari e sottraggono contributi previdenziali; nel turismo e nella ristorazione, la stagionalità facilita la creazione di imprese fantasma usate per evadere l’Iva o per creare canali di riciclaggio mediante transazioni fittizie o acquisti immobiliari. Tracciando i flussi finanziari, si potrebbero rilevare legami preoccupanti tra la criminalità organizzata e una parte dell’area grigia che collabora con essa: professionisti compiacenti, gestori di conti offshore, reti di prestanome e società di comodo che consentono di anonimizzare i benefici reali. Le mafie tendono a insinuarsi in ambiti istituzionali per consolidare il loro potere e ampliare i guadagni, offrendo talvolta supporto occulto durante competizioni elettorali. Questa penetrazione istituzionale si traduce in molti casi in una capacità di influenzare appalti pubblici, gare e procedure autorizzative, alterando i criteri di selezione e favorendo operatori collusi. Per contrastare efficacemente tali dinamiche è fondamentale non considerare la criminalità organizzata molisana come un blocco unico, ma piuttosto come un insieme di strutture parallele che operano in diversi settori e con differente grado di integrazione tra loro. Alcuni gruppi si contendono attività come lo sfruttamento della prostituzione, l’immigrazione irregolare, il gioco d’azzardo, il traffico e lo spaccio di droga, ambito particolarmente preoccupante per la sua capillarità. La diffusione dello spaccio su piccoli centri e aree periferiche favorisce la dipendenza locale e incrementa i costi sociali in termini di salute pubblica e ordine pubblico. Parallelamente, il gioco d’azzardo illecito, spesso gestito tramite circuiti non tracciati o sale da gioco clandestine, sottrae somme importanti al circuito fiscale e genera ulteriori pressioni sui soggetti più deboli economicamente. Sebbene la situazione legale molisana appaia compromessa, Musacchio e Colucci hanno espresso fiducia nella possibilità di un cambiamento positivo entro un arco di tempo ragionevole. Un’inversione di rotta potrebbe avvenire grazie a interventi mirati e alla consapevolezza crescente della comunità rispetto a questi fenomeni. Misure efficaci dovrebbero includere un rafforzamento del contrasto economico e finanziario (antiriciclaggio, tracciamento dei movimenti sospetti e verifica stringente dei titolari effettivi), una maggiore sinergia investigativa tra forze dell’ordine, procure e autorità giudiziarie, nonché un potenziamento dei controlli amministrativi da parte di Camere di Commercio e Agenzia delle Entrate. Sul versante preventivo risultano cruciali politiche di inclusione sociale e sviluppo economico legale: programmi di formazione professionale, incentivi per le imprese regolari, tutela dei lavoratori vulnerabili e percorsi di uscita dall’illegalità per soggetti coinvolti in attività illecite. La promozione di meccanismi di whistleblowing protetti e la valorizzazione delle denunce dei cittadini e delle imprese oneste sono altri strumenti chiave per rompere il velo di omertà che facilita l’operatività delle organizzazioni criminali. In conclusione, la lotta contro le imprese “apri e chiudi” e la criminalità organizzata in Molise richiede un approccio integrato: interventi repressivi mirati, politiche economiche e sociali che riducano la domanda di lavoro irregolare e meccanismi amministrativi e finanziari più trasparenti. Il rafforzamento della rete istituzionale e la partecipazione attiva della società civile possono trasformare la vittoria contro queste dinamiche in un processo sostenibile, restituendo risorse al fisco, tutela ai lavoratori e fiducia al tessuto economico locale della nostra regione.
Vincenzo Musacchio – Presidente Osservatorio Antimafia del Molise
Daniele Colucci – Presidente Vicario Osservatorio Antimafia del Molise



