Riceviamo e pubblichiamo la nota della Consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli
Esprimo la più ferma condanna per l’iniziativa del Governo volta a ridefinire i criteri di classificazione dei Comuni montani individuati dal Governo, che segue la “Legge Montagna” del 19 settembre, sulla quale, insieme alla collega Alessandra Salvatore, ho depositato in Consiglio una mozione urgente.
L’impianto di questa proposta è inaccettabile e riflette una visione distorta del nostro territorio nazionale. È evidente che l’idea di fondo del Governo, esplicitata anche dalla scelta di annunciare la norma a Cortina da parte del Ministro Calderoli, sia che le Alpi siano le montagne ‘vere’, meritevoli del grosso dei fondi, mentre l’Appennino – la dorsale del Paese – venga declassato a una semplice ‘collina’ o ‘area interna’ da aiutare con meno risorse.
Su questo tema oggi, Calderoli rispondendo all’interrogazione del parlamentare PD Marco Sarracino ha sostanzialmente offeso 1100 Comuni italiani che “hanno impropriamente fruito” di benefici per “73 anni”: benefici che gli spettavano non per capriccio ma per legge dello Stato! Sono affermazioni veramente gravi e offensive: dove vive il Ministro? Dalle sue parole sembra che questi comuni abbiano beneficiato di una miniera d’oro in questi 70 anni: basta chiedere agli amministratori e ai cittadini della montagna per capire se così è stato. Si è fatta almeno chiarezza: il Governo punta a dividere la montagna italiana in serie A e serie B, innescando una dinamica di conflitto tra Comuni che hanno condizioni oggettive di fragilità.
La nuova classificazione, infatti, penalizza pesantemente le quote più basse e i criteri altimetrici, tagliando fuori quasi il 30% dei Comuni attualmente considerati montani, la maggior parte dei quali sono proprio in Appennino. L’assessore dell’Emilia-Romagna Davide Baruffi ha già parlato di criteri irricevibili e di una controriforma pensata per le Alpi e contro gli Appennini. Questa non è una razionalizzazione, ma una spartizione che crea montagne di serie A e di serie B, mettendo a rischio la sopravvivenza di comunità fragili.
Il rischio, come sottolinea la sindaca di Marzabotto, è che senza i finanziamenti cruciali (circa 200 milioni di euro l’anno per le valli svantaggiate) per le infrastrutture, la transizione energetica e contro lo spopolamento, queste aree vengano “letteralmente” tagliate fuori, con conseguenze drammatiche per la gestione del territorio e la prevenzione di alluvioni e frane, che si ripercuoterebbero anche sulle città. La montagna è una risorsa strategica nazionale da tutelare, non un’eccezione da ridimensionare.
Il decreto con i nuovi criteri deve essere approvato entro il 19 dicembre e andrà in Conferenza Stato-Regioni in queste ore. Per questo motivo, chiedo con forza al Governo Regionale del Molise di prendere immediatamente posizione a livello nazionale, in sede di Conferenza Stato-Regioni, esprimendo un parere nettamente contrario al Decreto Legge del Governo. Dobbiamo unirci alla battaglia portata avanti dalle Regioni e dai Comuni dell’Appennino per difendere il nostro Molise montano.
Sul punto, annuncio una mozione urgente in Consiglio Regionale per impegnare formalmente la Giunta a contrastare questa iniqua riforma che penalizza l’Appennino e rischia di spopolare ulteriormente i nostri piccoli centri montani. Non accetteremo che si ragioni solo con il metro… delle convenienze politiche territoriali!



