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domenica, Dicembre 14, 2025

Baby gang, bullismo e cyber criminalità

EditorialiBaby gang, bullismo e cyber criminalità

di Vincenzo Musacchio*

Nel cuore pulsante di un piccolo paese del Molise, tra le sue vie principali, abbiamo scoperto un fenomeno che negli ultimi anni ha preso piede con una preoccupante intensità: le baby gang. Questi gruppi di adolescenti, spesso legati da forti amicizie, si trovano a operare nell’illegalità e, in molti casi, sono coinvolti in atti di bullismo, violenza e cyber criminalità. Cosa si nasconde dietro a questa realtà così complessa? Le baby gang sono composte da giovani, generalmente tra i 10 e i 18 anni, che si riuniscono per commettere crimini o per esercitare il loro dominio su altri ragazzi, spesso più vulnerabili.

Questi gruppi possono variare in dimensioni e obiettivi, ma ciò che li unisce è la ricerca di appartenenza e identità in un mondo che spesso sembra negare loro un ruolo significativo. La dinamica di gruppo gioca un ruolo cruciale nel coinvolgimento dei ragazzi in comportamenti devianti. La necessità di essere accettati e approvati dai propri coetanei rende molti giovani più inclini a seguire condotte violente o aggressive. I membri delle baby gang spesso si sentono invincibili quando sono insieme, creando un effetto di “protezione” che li spinge a comportamenti che non avrebbero mai osato intraprendere da soli. Il bullismo è un fenomeno strettamente legato alle dinamiche delle baby gang e alla cyber criminalità. Le vittime, di solito ragazzi soli o socialmente e psicologicamente deboli, diventano bersagli di atti di violenza fisica e psichica. Le baby gang non esitano a usare intimidazioni, minacce e violenze fisiche per affermare il loro dominio su un territorio, su un gruppo sociale o su un singolo.

Non si tratta solo di violenza fisica, il bullismo psicologico può essere altrettanto devastante. Umiliazioni pubbliche, insulti e cyber bullismo s’intrecciano in baby gang, amplificando il dolore delle vittime e contribuendo a creare un clima di paura. In quest’ambiente, l’azione del gruppo non si limita a essere un semplice veicolo di aggressività ma diventa anche un modo per rafforzare i legami interni, spesso attraverso l’esclusione e la sottomissione di altri. Gli adolescenti di oggi si trovano a vivere in una società complessa, segnata da una mancanza di opportunità lavorative, crisi familiari e l’influenza negativa di modelli culturali diffusi nei media, che possono alimentare forme di reazioni scomposte tra i giovani. Le baby gang possono quindi sembrare un’alternativa alle sfide quotidiane. Offrono un senso di protezione e solidarietà, ma a un prezzo: l’adozione di comportamenti che spesso portano a conseguenze devastanti, sia per i membri stessi sia per le vittime delle loro azioni. La crescente violenza nella società moderna contribuisce a un deterioramento del tessuto sociale, aumentando la paura e la sfiducia tra i cittadini. Le aree colpite dalla violenza delle baby gang tendono a diventare zone di esclusione sociale, dove disagio e precarietà si accumulano, creando un ciclo vizioso di povertà (anche culturale) e criminalità. Queste dinamiche influenzano le istituzioni educative, che si trovano a dover affrontare la difficile sfida di gestire situazioni di bullismo e violenza tra gli studenti. Gli insegnanti e il personale scolastico devono spesso destreggiarsi non solo con il compito di insegnare, ma anche con quello di garantire un ambiente sicuro per tutti gli alunni. Affrontare il problema delle baby gang, del bullismo e della cyber criminalità richiede un approccio continuo e costante. È fondamentale investire in programmi di prevenzione che coinvolgano non solo le scuole, ma anche le famiglie e le comunità locali. L’educazione alla gestione dei conflitti, al rispetto reciproco e alla costruzione di relazioni sane deve diventare parte integrante dei programmi scolastici. È cruciale fornire supporto psicologico agli adolescenti, sia per le vittime di bullismo sia per i membri delle baby gang. Creare spazi di ascolto e confronto può favorire la crescita personale e l’emergere di nuove identità, lontane da quelle imposte dalla cultura della violenza. Le baby gang e il bullismo rappresentano una sfida rilevante per la nostra società. Stiamo facendo troppo poco. Dobbiamo impegnarci molto di più per comprendere le radici di questi fenomeni e promuovere una cultura d’inclusione e rispetto, essenziali per il benessere delle future generazioni. Solo attraverso uno sforzo collettivo possiamo sperare di costruire un futuro in cui l’unione sociale non sia sinonimo di violenza, ma di collaborazione, solidarietà e sostegno reciproco.

*Criminologo Forense

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