Riceviamo e pubblichiamo gli appunti di viaggi di Maurizio Palmiero che racconta la sua esperienza in Argentina
di Maurizio Palmieri*

La portuale
Più che buona (1)
mal’aria è stata
la Plata inquinata
Freddo
Fango (2)
ma il tango
de La Boca (3)
mi ha riportato
al mondo colorato
dai genovesi avari (4)
ai paesani generosi (5)
devoti furiosi
napole(tanos) (6).
Con la morte del Pepe (7)
ho cancellato
l’altra sponda
la capitale
più modesta
la celeste
dell’este (8)
Nota 1. Buenos Aires. Buona Aria. Il nome ha origine italiane perché dato dai marinai sardi in onore della loro Madonna di Bonaria. A Cagliari essa è infatti venerata come protettrice degli uomini di mare.
Nota 2. A dispetto del suo nome, c’è molto inquinamento. Il Rio de la Plata, che bagna la città l’ho trovato fangoso. Il mio amico mi ha raccontato che pochi mesi fa un altro fiume, alla periferia, si è tinto di rosso per le fabbriche che vi scaricano i loro rifiuti.
Non mi aspettavo un freddo così intenso, pur sapendo che lì era inverno. Già a San Paolo, la felpa che indossavo era stata insufficiente. In Argentina ho dovuto necessariamente
mettere un giubbino pesante visto che le temperature si sono avvicinate a zero gradi (non accadeva dal 1991).
Nota 3. A La Boca abbiamo apprezzato il tango per strada. Visto tanti giovani annegare i loro problemi nel Fernandito, il cocktail di Fernet e Coca-Cola. Mangiato asado ed empanada.
Nota 4. I primi immigrati nel quartiere (l’unico dove sono rimasto, visto il poco tempo a disposizione), sono stati i genovesi. Rendendo onore alla loro fama di tirchi, dipinsero le
loro case con gli avanzi delle vernici lasciate dalle officine del porto. Ecco il motivo della strada colorata del Caminito. Il legame de La Boca a Genova è a doppia mandata. Il nome
rimanda al quartiere di Boccadasse, storico luogo di pescatori della città ligure, dalle case color pastello. Furono i genovesi a creare quella squadra di calcio che diventò poi il Boca Junior. Infatti all’inizio la maglietta presentava una X, l’iniziale di xeneize, termine spagnolo derivato dal dialetto zeneize, che significa genovese. Quando arrivò l’ora di dare
un colore alla maglia i porteni, quelli del porto, decisero che sarebbe stato quello della bandiera della nazione della prima nave comparsa. La prima ad apparire fu una nave sve-
dese e per questo si adottò il gialloblu. Pure lo stadio del Boca, la mitica Bombonera, è all’insegna di questi colori (vedi foto). Non ho potuto assistere a una partita ma sono
riuscito ad accedervi. Ha una forma curiosa a D perchè è in mezzo alle case e su un lato non c’era spazio. Così è stata creata una tribuna, la 12, vicinissima al campo, che è come
se fosse un altro giocatore.
Nota 5. Anche molte persone provenienti dalla mia terra, famose per essere generose, abitavano nelle case di Boca, chiamate conventillos, abitazioni collettive dove all’interno
vivevano numerose famiglie. Molto legate alla tradizione e alla religione (l’usanza della processione nel giorno della Madonna del Carmine è stata mantenuta). Sono state sempre tese a ricostruire la comunità di appartenenza e a riprodurre rituali culturali per non sentire la distanza da casa.
Nota 6. L’amico Marco che mi ha accolto, come tutti gli italiani, viene appellato come Tano (da napole-tano). Poi con l’espressione tanada si intende la foga delle azioni e
l’intensità delle emozioni degli italiani. Il gergo che mescola lo spagnolo del posto, altre lingue straniere, l’italiano e i dialetti genovese e napoletano ha dato luogo al lunfardo,
un linguaggio popolare molto usato nel tango.
Nota 7. Mujica, ex Presidente dell’Uruguay, morto il 13 maggio 2025.
Nota 8. Avrei voluto raggiungere anche Montevideo che non è lontana da Baires. Si estende sull’altra sponda del Rio de la Plata. La capitale dell’Uruguay è più modesta di quella argentina.
*Scrittore e docente



