Riceviamo e pubblichiamo la nota della LAV, Lega Anti Vivisezione
“La Regione continuerà ad agire nel rispetto della Legge”. Con queste parole il Presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, replica alla diffida inviata dalla LAV che chiede di bloccare il piano straordinario per il contenimento della fauna selvatica.
Ma è proprio il mancato rispetto della Legge che ha spinto l’associazione animalista ad inviare la diffida con cui viene richiesto di ritirare un piano che non risponde al dettato della norma nazionale, che invece impone criteri specifici e precisi per poter attivare azioni che prevedono l’uccisione di animali selvatici, criteri che non vengono minimamente rispettati dal piano regionale.
Non viene fissato il numero massimo di animali che possono essere uccisi, non vengono stabiliti i periodi nei quali possono essere uccisi, non c’è alcuna traccia di una relazione che giustifichi le uccisioni, né tantomeno sono esplicitati i danni di cui sarebbero responsabili gli animali destinati al patibolo. E come se tutto ciò non bastasse, manca il parere di ISPRA, il massimo istituto nazionale che deve sempre essere interpellato quando le amministrazioni regionali vogliono attivare piani di contenimento faunistico.
Con questi presupposti è evidente che il piano regionale oltre ad essere illegittimo, anche perché privo di limiti temporali e numerici, potrebbe comportare ricadute devastanti sugli animali che dovessero finire nel mirino dei cacciatori. Non sono infatti i cinghiali gli unici condannati a morte, ma anche daino, cervo, capriolo, nutria, coniglio selvatico, minilepre, istrice e tasso, volpe, colombo di città, tortora dal collare orientale, cornacchia grigia e gazza, cormorano, storno, parrocchetto dal collare, tutti animali condannati a morte senza alcuna motivazione che richiami a danni o sicurezza.
“Uccidere animali selvatici in violazione delle disposizioni nazionali poste a loro tutela, rappresenta una grave violazione del diritto e dell’art. 9 della Costituzione ancora di più perché nel piano regionale non vengono approfondite le misure alternative non cruente che potrebbero essere attivate in sostituzione dei fucili dei cacciatori, così da evitare lo spargimento del sangue degli animali – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV, animali selvatici – se anche solo un animale dovesse essere ucciso ai sensi del piano regionale, siamo pronti a portare il caso alla Corte dei conti”.
Uccidere animali selvatici illegalmente, comporta infatti un depauperamento del patrimonio indisponibile dello Stato, costituito dalla fauna selvatica. Già nel 2018 l’allora Presidente della Provincia di Bolzano, a seguito di un’azione giudiziaria della LAV, venne condannato al pagamento di quasi un milione di euro proprio per avere concesso l’uccisione di animali selvatici in violazione della Legge nazionale.
“Confidiamo quindi che il Presidente Roberti non voglia violare le norme che lo Stato ha disposto a tutela degli animali selvatici, dando indicazioni ai suoi uffici perché il piano sia cancellato subito, incentivando i metodi non cruenti per favorire la convivenza pacifica con gli animali selvatici”, conclude Vitturi.



