Nell’ultimo chilometro di campagna elettorale, in Puglia si vota domenica 23 e lunedì 24 novembre, ogni schieramento cerca di tirare voti al proprio mulino.
E, mai come in questo caso, l’acqua è proprio l’elemento che ci azzecca. Soprattutto in provincia di Foggia.
Oggi, nella sede del Consorzio di Bonifica della Capitanata, il sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra ha rilanciato per l’ennesima volta il progetto Finocchito. L’allaccio, cioè, del Lago di Guardialfiera a quello di Occhito, attraverso una condotta di una dozzina di chilometri.
I fondi ci sono, ha ribadito il senatore di Fratelli d’Italia, bisogna solo mettere intorno al tavolo la Regione Molise e Regione Puglia per trovare un accordo.
L’accordo, secondo la Puglia, consisterebbe solo nel cedere l’acqua in eccesso, circa 60milioni di metri cubi, dell’invaso del Liscione. Ogni anno, ha ripetuto La Pietra, 200 milioni di acqua non utilizzata finiscono in mare.
Secondo quanto riportato dal sottosegretario all’incontro in Capitanata, il progetto c’è, i fondo pure e quindi si può procedere.
Meno facile la fanno in Molise, dove il presidente della Regione Roberti ha più volte spiegato che tutto deve essere eventualmente concordato a tavolino, mentre Pd e M5s sono pronti a dare battaglia e sono manifestamente contrari al progetto del Tubone.
Ma qualche crepa comincia ad intravedersi anche nella stessa Regione Puglia. Il consigliere regionale uscente Nunzio Angiola, del gruppo civico Cambia, ha definito il progetto dell’allaccio tra i due laghi molto nebuloso. Mancano all’appello 20 milioni, ha detto Angiola, e soprattutto prima di dirottare l’acqua verso la Puglia sono previsti lavori in Molise: dallo sfangamento della diga del Liscione alla riqualificazione delle infrastrutture, fino alla creazione di una rete idrica per oltre 5.000 ettari di campi nel Sud Molise oggi all’asciutto.
Dietro questi annunci trionfalistici, ha concluso Angiola, non ci sono certezze, ma soltanto ritardi, opacità sui costi e conflitti territoriali.
E l’acqua resta terreno di scontro politico e rischia di trasformarsi in una guerra tra poveri.



