L’ultimo libro di Viola Ardone , “ Tanta ancora vita ” , tocca, ancora una volta, le corde più intime dell’animo umano , introducendo il tema della guerra e soprattutto di quello che la guerra può fare e disfare in termini di cambiamento di rotta.
Alcune volte la guerra, infatti, può immaginare percorsi di vita che si incontrano magicamente per diventare ponti per la sopravvivenza, per allungare il sorso della vita.
Così il moto tumultuoso di Vita, madre ferita dalla perdita del figlio che ha messo in discussione il matrimonio con il marito fino alla separazione, incontra la “ vita ancora” .
Le vicende sono ambientate a Napoli , l’Odessa degli ucraini, i cui sapori e il cui paesaggio umano entra prepotentemente nella storia e inventa situazioni che avvicinano alla realtà del luogo con tutte le sue sfumature.
Il punto di vista della narrazione diventa lo spartiacque , ed anche la genialità che rende originale il testo , tra due mondi , due culture diverse : Irina ucraina , lontano da casa, da quel mondo infiammato dalla guerra per guadagnare qualcosa a servizio della signora italiana , e Vita, la donna italiana che vive come “spatriata” dal suo corpo e dalla sua mente , ostaggio della depressione, la sua Orietta, che stravolge le sue giornate portandola in uno stato di annichilimento , quello di una madre a cui è stato tolto un figlio.
Il romanzo si apre con il viaggio in fuga di Kostya , il bambino ucraino che viene spedito dal padre in Italia per arrivare a Napoli dove la nonna Irina dovrà prendersene cura.
Le avversità, le difficoltà del bambino vengono descritte con la spasmodicità tipica della paura che incalza e che gli dice “ Corri , corri….” attraverso i territori , superando le frontiere per arrivare in Italia.
“ Sogno che la vecchia carretta mi riporta a casa invece che in Italia , nella mia cameretta a Mariupol’, dove sono stato piccolo piccolo , ma già in guerra….. mi sveglio con lo stomaco che mi brucia per la fame e un po’ di rimorso per non aver salutato la ragazza bionda e sua madre . La guerra porta la dimenticanza , non è colpa mia , speriamo che il mio Tato non si scordi di me “ ..
Tra la storia delle due donne emerge la figura di Kostya , che arrivato a Napoli , incontra la nonna Irina e Vita ed è proprio lui a diventare il lungo cortometraggio per ristabilire un ordine nella complessità dei sentimenti , dei dolori di due umanità spezzate , ognuna a suo modo, dalla perdita , dalla maledizione di un mondo che ha rifiutato il bello per estendere i parametri della disperazione in ogni singolo gesto di una “ vita” oramai danneggiata.
Tutto il dolore del mondo sembra concentrarsi in queste storie che restituiscono un “unicum” per analizzare le dinamiche della società attuale ed elaborare uno spartito dove suonano le note armoniche di un mondo in movimento che cerca di salvarsi salvando l’altro .
“Nessuno si salva da solo“
Ne è testimone Vita che si salva attraverso l’aiuto, il soccorso , la generosità nei confronti del bambino ucraino sradicato dal suo mondo e inserito in una storia più grande di lui.
Nel leggere il libro si esplorano le sfumature più intime dell’animo umano , disegnando una mappa emozionale che avvicina alla penetrazione intensa della sofferenza dell”altro” , che poi siamo tutti noi, attraverso l’attivazione del processo empatico e di accoglienza.
Viola Ardone conferma la sua capacità di arrivare a scandagliare i moti dell’animo attraverso storie che indagano il vasto panorama emozionale umano , non tralasciando mai l’attenzione alle vicende che hanno ridisegnato il contesto storico e sociale delle diverse epoche.
L’autrice
Viola Ardone (Napoli 1974) è laureata in Lettere e ha lavorato per alcuni anni nell’editoria. Autrice di varie pubblicazioni, insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi ricordiamo: La ricetta del cuore in subbuglio (Salani, 2013), Una rivoluzione sentimentale (Salani, 2016), Il treno dei bambini (Einaudi, 2019), Oliva Denaro (Einaudi, 2021), Grande meraviglia (Einaudi, 2023), Tanta ancora Vita (Einaudi, 2025).
Marilena Ferrante

Nasce a Isernia, dove vive tuttora. Docente di Lettere presso la Scuola secondaria di primo grado “San Giovanni Bosco”, giornalista pubblicista e scrittrice.
Ha pubblicato quattro raccolte poetiche: “Quel che avrei potuto dirti” (2015), “Un passo dal cuore” (2016), entrambe per Volturnia Edizioni, “Gli occhi del silenzio“ (Bertoni Editore, 2021) e “Nuda memoria” (SetArt Edizioni, 2024). Ha scritto anche il romanzo “La neve di marzo” per L’Erudita di Giulio Perrone (2021).
Molti suoi scritti sono presenti in antologie letterarie quali “Vite che tremano” (Volturnia edizioni , 2016), “Cartoline dalla terra che forse esiste” (L’Erudita, 2018) e altre ancora.


