Li ha colpiti con forza con una grossa pietra presa dal giardino di casa, come emerso dai rilievi. A dirlo, in conferenza stampa, a Benevento, il procuratore Gianfranco Scarfò e il comandante provinciale dei Carabinieri di Campobasso Enrico Calandro, che hanno ricostruito come Salvatore Ocone, agricoltore di 58 anni di Paupisi ha ucciso la moglie Eslisabetta Polcino, 49 anni, nel letto. Tutto è avvenuto nelle primissime ore del mattino. Ha colpito anche la figlia, Antonia, 16 anni, allo stesso modo.
Poi è fuggito, con la sua Opel scura, senza cellulari. Ha portato i due figli, Antonia, 16 anni e Cosimo 15. Quando i Carabinieri lo hanno trovato, a 70 chilometri da casa, in Molise, località Ponte Rotto tra Ferrazzano e Mirabello, tra le balle di fieno, in fondo al campo il bosco, al suo fianco c’era il figlio senza vita e la figlia agonizzante, gravissima con ferite alla testa, insanguinati
Quando abbia colpito Cosimo sarà l’autopsia a determinarlo, ha detto Scarfò
Non vi è nessun legame Tra Salvatore Ocone e la zona, hanno detto gli inquirenti. Non aveva armi. Il Comandante Calandro ha spiegato come Ocone sia stato individuato, grazie soprattutto alla videosorveglianza sulle strade e alla tecnologia sull’elicottero. Era lì dal mattino, da quanto emerge
Ocone ha dunque confessato, in caserma in Via Mazzini dove è stato portato appena fermato. Il procuratore ha riferito come ha motivato il suo gesto.
“Nel vissuto di Ocone – ha concluso il procuratore – vi è traccia di un tso avvenuto però nel 2011 ed è stato curato per una psicosi. Non abbiamo nessuna prova, nessun elemento, di un vissuto di violenza all’interno della famiglia, nessun procedimento penale da segnalare”.